Integrazione insegnante-studenti

Mario Papa

L'INTERAZIONE INSEGNANTE-STUDENTI NELLA CLASSE DI LINGUA STRANIERA

da Atti del Convegno "La voglia di insegnare", Regione Piemonte Assessorato Istruzione, Torino, 2-4 dicembre 1993, pp.89-98

Negli ultimi vent'anni sono stati analizzati diversi fattori che intervengono nel processo di insegnamento-apprendimento come, ad esempio, i metodi di insegnamento, i libri di testo, e la prepanzione degli insegnanti.

Alcuni fattori, però,sono stati considerati meno e probabilmente meritano un maggiore approfondimento; mi riferisco, ad esempio, al comportamento dell'insegnante in classe e al suo atteggiamento nei confronti degli studenti e della disciplina che insegna. In un campo come quello delle lingue straniere dove la motivazione e lo studio autonomo hanno un ruolo fondamentale, l'atteggiamento e il comportamento dell'insegnante possono dare un contributo notevole al processo di apprendimento.

Parlare del comportamento dell'insegnante non deve essere considerato penalizzante; è importante che noi insegnanti ci impossessiamo del concetto di modello di comportamento flessibile per rendere il nostro rapporto con gli studenti più efficace. Sfortunatamente, ci sono ancora tanti insegnanti che spesso, e non per colpa loro, hanno idee molto confuse sui processi di apprendimento e su quello che devono fare a scuola.

Come si apprende una lingua straniera? Non è facile rispondere a questa domanda in maniera esauriente perché, nonostante le ricerche svolte sul campo, non si è ancora scoperto né come il processo esattamente avviene, né quando avviene. Quello che si sa è che in un certo momento della vita si passa da uno stadio di imbarazzo e difficoltà ad uno stadio in cui si mostra una certa sicurezza: lo stadio in cui si è in grado di andare nel paese straniero e capire perfettamente quello che accade, farsi capire perfettamente senza creare equivoci, risolvere problemi e vivere senza subire continuamente una serie di shock sia linguistici che culturali. Ma non siamo in grado di dire quando ciò esattamente avviene.

Lo studio e l'esperienza maturata in circa trent'anni di insegnamento mi hanno portato a fare una serie di considerazioni.

1. Gli studenti non seguono generalmente gli stessi percorsi pedagogici. Seguono percorsi di apprendimento, a volte, molto diversi, spesso con procedure diverse, a livello conscio e a livello inconscio. Ciò si spiega perché gli studenti, come tutti gli altri individui, hanno capacità. e motivazioni diverse.

2. Le reazioni emotive variano da individuo a individuo, e questo non è da sottovalutare nel campo dell'apprendimento.Il fattore emotivo gioca un ruolo molto importante.

3. Ciascun discente impara al suo proprio passo. Non si impara tutto allo stesso momento e allo stesso passo; quindi, non si raggiunge lo stesso livello di preparazione allo stesso momento. Il tempo ha un ruolo rilevante, né si può stabilire in partenza il tempo che ogni individuo richiede per apprendere.

4. Insegnamento non è sinonimo di apprendimento. Il grosso problema nella nostra scuola è che si crede che gli studenti imparano se studiano la lingua straniera allo stesso passo che l'insegnante segue per presentare "lingua". Sfortunatamente questo assunto è del tutto infondato; ogni studente procede al suo proprio passo.

Una distinzione che mi sembra utile fare a questo punto è quella tra input e intake. Input è tutto ciò che viene dato dal mondo esterno in generale, dal libro di testo, dall'insegnante, dall'interazione con gli altri. Intake, invece, rappresenta quello che lo studente riesce veramente ad assorbire da questo materiale linguistico che gli viene proposto sotto varie forme. E ogni studente assorbe lingua secondo le proprie abilità, i propri interessi,e la propria personalità.

5. Ogni discente ha un suo proprio piano operativo dentro di sé, a livello inconscio, che modifica in continuazione man mano che procede nell'apprendimento. "Rieviamo diversi elementi linguistici, più o meno allo stesso tempo; alcuni sono momentanei, superficiali, altri rimangono un pò di più, qualche elemento si fissameglio. In questo modo chi apprende una lingua possiede nello stesso momento diversi elementi, ma a diversi livelli di imperfezione. Alcuni di questi elementi vengono addirittura ritenuti nel modo sbagliato. Poi, incontriamo altre volte questi elementi linguistici così vari, qualcuno più frequentemente di altri e, incontrandoli, li impariamo meglio; in qualche caso modifichiamo il modo in cui li avevamo ritenuti una prima volta. È così via. In questo modo non abbiamo un solo modello linguistico completo ed esauriente una sola volta nella vita, ma ogni volta modelli diversi, e a diversi stadi di imperfezione e/o di accuratezza". (Prabhu).

6) Apprendere una lingua è un processo di costruzione creativa. Quando uno studente interiorizza regole grammaticali segue un processo creativo. Il cervello umano analizza la frase che riceve, astrae i principi generali di organizzazione, poi mette in opera questi principi producendo frasi proprie. Gli studenti, però non applicano in modo sistematico e coerente questi principi, meglio noti come regole: tutti gli insegnanti sanno che una regola viene usata correttamente un giorno ma viene applicata nel modo sbagliato due giorni dopo. Si commettono, cioè, errori. Gli errori sono presenti in ogni processo cognitivo. Questo processo, inoltre, è strettamente personale: ogni studente, cióè, segue un proprio processo che è diverso da quelio di qualsiasi altro individuo; ciò piega perché, a volte, gli errori sono diversi.

Dalla ricerca condotta in questo campo sembra chiaro che tutti gli studenti seguono le stesse fasi nella progressione del linguaggio creativo. Si passa, nel processo di apprendimento, attraverso le varie fasi di interlingua in cui si usano, di volta in volta, delle costruzioni non definitive, ma di transizione. Alcuni esempi interessanti vengono forniti da Ellis e riguardano la progressione nell'assimilazione delle strutture negative ed interrogative in lingua inglese. Per esprimere la negazione, ad esempio, si comincia da uno stadio iniziale in cui la negazione viene espressa con il no:

 

STAGE 1 Mary no pizza.

No play baseball.

Segue un secondo stadio in cui la frase è strutturata in maniera più completa:

STAGE 2 Mary no like pizza.

That's no my comb.

You doesn't drink tea.

Solo in un terzo stadio si ottiene finalmente la frase corretta:

STAGE 3 Mary doesn't like pizza.

I don't play baseball.

L'interrogazione, ad esempio, nella fase iniziale, è sempre espressa con l'intonazione:

STAGE 1 What doing?

 

Dalla ricerca fatta sembra che tutto ciò sia perfettamente normale, ed è tipico dell'apprendimento di qualsiasi lingua. Tutti quelli che apprendono una lingua commettono errori durante le varie fasi di apprendimento. Quello che è invece veramente importante è che, col passar del tempo e dopo molta pratica, la frequenza delle forme corrette sia superiore alla frequenza delle forme sbagliate.

7. La produzione orale dellalingua è un'attività molto complessa ed invece, a scuola, viene spesso sottovalutata o si dà per scontata. Bisogna considerare che,da un punto di vista psicologico, essa è molto difficile. Infatti richiede grandi capacità di organizzazione, di coordinazione e di autocontrollo. Fra l'altro, gli studenti hanno bisogno di molta fiducia in se stessi per portare avanti le più semplici operazioni in lingua orale.

Quando parliamo siamo costretti a prendere decisioni riguardanti la grammatica e il lessico in modo molto rapido, mentre, allo stesso tempo, siamo concentrati sui contenuti. Quello che viene detto è deciso nel momento stesso in cui viene prodotto e ciò incide sull'abilità del parlante di pianificare e organizzare il messaggio e di controllare la lingua che produce. Questa pressione continua cui siamo sottoposti quando parliamo in lingua straniera ci fa commettere errori. Un esempio frequente è dato, nell'uso della lingua inglese orale, dall'omissione della s alla terza persona del presente da parte di persone, ad esempio insegnanti, che conoscono perfettamente la regola. Se a qesta condizione estremamente complicata si aggiunge la preoccupazione di essere continuamente giudicati su ogni parola prodotta (situazione scolastica), il risultato è catastrofico.

L'errore maggiore di molti insegnanti tradizionali che viene spesso ripetuto da insegnanti che si ritengono moderni e aggiornati è il desiderio del risultato immediato e corretto (final draft learning). In genere si vuole che tutti gli studenti imparino tutto subito e in modo corretto, senza fare errori. Ciò è impossibile!

8. Apprendere una seconda lingua nel paese dove la lingua è parlata è molto diverso dall'apprendere una lingua straniera a scuola. Nel primo caso 1o studente ha innumerevoli occasioni per formulare ipotesi linguistiche fuori dalla classe. Nel secondo caso, invece, la classe è l'unico posto per svolgere certe attività. In altre parole, l'apprendimento della seconda lingua avviene in una situazione di apprendimento informale (fuori dall'aula scolastica, dove la maggior parte dell'apprendimento ha luogo),integrato da una situazione di apprendimento formale (la classe), mentre l'apprendimento della lingua straniera avviene esclusivamentein una situazione di apprendimento formale (la classe), con tutte le implicazioni psicologiche che le situazioni formali comportano.

9. Per migliorare la produzione orale è indispensabile lavorare in coppia o in piccoli gruppi. Apprendere una lingua per scopi comunicativi è facilitato dall'attività congiunta di due o più persone. Dice Licklider: "La comunicazione umana non è costituita solo dall'inviare messaggi avanti e indietro, Significa pensare insieme, risolvere problemi insieme, prendere decisioni insieme. Significa modellare insieme, creare, esplorare, confrontare, modificare, adattare, e valutare modelli insieme". Ecco, questa capacità di saper modificare e adattare la propria produzione linguistica alle varie circostanze e situazioni è tipica di chi sa usare una lingua. E alcuni insegnanti credono ancora che tutto ciò sia possibiie senza commettere errori?

10. L'insegnante, come individuo, ha certamente un ruolo straordinario e probabilmente unico nel creare condizioni favorevoli o sfavorevoli per l'apprendimento. Ovviamente il successo dello studente non può prescindere dalle caratteristiche dello studente stesso, dalla situazione scolastica generale, dal materiale che si usa, etc. Ma le caratteristiche dell'insegnante hanno un ruolo fondamentale. In altri termini, l'insegnante è un fattore molto importante, fra quelli che favoriscono o impediscono l'apprendimento. E sfortunatamente, spesso tendiamo a ignorarlo. Probabilmente perché è un argomento molto delicato. Inoltre diamo per scontato che, una volta che l'insegnante conosce la lingua che insegna e un po' di metodologia, il suo compito debba necessariamente risultare positivo. Non è vero affatto! La conoscenza della lingua e la conoscenza della metodologia sono solo due aspetti, seppure importantissimi, ma solo due, di una professione molto complessa.

Ho provato a classificare gli insegnanti in quattro gruppi.

(1) Al primo gruppo appartengono quegli insegnanti sordi a qualsiasi proposta innovativa che hanno la presunzione che la loro esperienza personale sia più che sufficiente e credono, tra l'altro, che sia generalizzabile.

(2) Al secondo gruppo appartengono gli entusiasti che accettano quasiasi idea apparentemente nuova, soprattutto se viene dalla Gran Bretagna o dagli USA,, che buttano tutto il resto dalla finestra, anche se si è dimostrato efficace fino a pochi giorni prima; in questi casi le nuove proposte vengono accettate senza considerare contesti, alunni e situazioni.

(3) Ai terzo gruppo appartengono quegli insegnanti che, di tanto in tanto, vanno a seguire convegni, seminari, incontri occasionali, orecchiano qualcosa, assistono a qualche dimostrazione, e credono che sia tutto arcinoto perché loro seguono gli stessi principi pedagogici e fanno le stesse cose in classe (cosa assolutamente inesatta!). In pratica, è un modo per evitare di mettersi in discussione, considerato come un modo di fallimento, mentre oggi l'unico modo per mantenere alta la propria professionalità consiste proprio nel ridefinire questa professionalità continuamente.

(4) Al quarto gruppo appartengono quegli insegnanti che cercano nuove soluzioni avendo, però, un atteggiamento critico verso quello che sentono, verso quello che gli viene offerto e, soprattutto, verso quello che fanno in classe.

Alcuni insegnanti, in particolare quelli del primo gruppo, partono da presupposti che non hanno nessun fondamento scientifico. Pensano, ad esempio, che alcune abilità non si possono apprendere; sono presenti in alcuni individuie non in altri;

- l'abilità di fare ipotesi;

- l'abilità di predire sequenze nei discorsi;

- l'abilità di immaginare situazioni, relazioni,sequenze complesse di dialoghi (capacità immaginative e creative);

- l'abilità di memorizzare.

Sono, invece, tutte abilità che ogni individuo possiede potenzialmente e che possono essere sviluppate. Dipende solo dal tipo di attività che si fanno in classe, e dal materiale usato: l'insegnante è responsabile sia delle attività svolte in classe sia del materiale usato. Naturalmente, poiché gli studenti sono individui e non robots, essi raggiungeranno diversi livelli di abilità. Ma non si può affermare in assoluto che ci sono individui senza alcune delle abilità appena citate. Prendiamo ad esempio la memoria: alcuni insegnanti dicono: i miei studenti non hanno memoria. Cosa posso fare? Ma la memoria è un processo, una sorta di processo costruttivo che usa quello che già conosce. Più occasioni ha la memoria di valutare dati, più facilmente raccoglie questi dati. Il nostro dovere di insegnanti è anche quello di fornire agli studenti frequenti occasioni per poter valutare e incamerare dati.

Qualcuno una volta ha detto: "Memoria uguale associazione, immagine, emozione". L'emozione ha un ruolo importante: ricordiamo ciò in cui siamo emotivamente coinvolti. Oppure si ricorda quello che si fa, molto meno quello che si sente. Aiutiamo gli studenti a memorizzare ciò che possono memorizzare e a non dimenticare quello che possono dimenticare.

Certi pregiudizi determinano anche comportamenti non sempre funzionali all'insegnamento. E il comportamento che l'insegnante tiene in classe ha un enorme effetto sugli studenti. Il comportamento di noi insegnanti è molto complesso. Ad esempio, tendiamo a giudicare i nostri studenti come buoni o cattivi a seconda di certe impressioni: studiano o non studiano, sono di indole buona o cattiva, sono irascibili o docili, timidi o estroversi, etc. Spesso dimentichiamo che anche noi insegnanti siamo di indole buona o cattiva, irascibili o concilianti, timidi o estroversi, presuntuosi o riservati, dittatori o pappemolle, di umore variabile o stabile, aggressivi, ironici, etc. Inoltre, quando parliamo degli studenti, tendiamo ad ignorare problemi esistenziali quotidiani, così comuni fra gli insegnanti. La ricca complessità dell'interazione sociale, dell'esperienza personale, della componente umana e di tutto quanto caratterizza la vita al di fuori della classe non sono prese in considerazione.

Siamo tutti d'accordo sul fatto che quello che l'insegnante fa in classe contribuisce notevolmente all'apprendimento degli studenti, ma quello che fa veramente la differenza nel cuore degli studenti e, quindi, spesso, nei risultati che essi conseguono, è quello che l'insegnante è come individuo. Ho elaborato una tabella da una conferenza fatta tempo fa da Robert Bales, professore di Psicologia Sociale all'Università di Harvard. La tabella riassume in parte quello che si conosce sui tratti della personalità e sui sentimenti. È interessante notare come personalità e sentimenti determinano atteggiamenti e valori nello stile interpersonale di comunicazione.

Sono presentate due dimensioni. La dimensione verticale riguarda i tratti della personalità

Dimensione Verticale:

TRATTI DELLA PERSONALITA'

Personalità estroversione, attività, amore per l'avventura,

dominante: successo, potere

Personalità introversione, depressione, tendenza a fornire

sottomessa: informazioni piuttosto che opinioni o

suggerimenti; tendenza ad evitare di fare qualcosa

di esibizionistico o drammatico; tendenza a

svalutarsi un po'

Le persone molto estroverse, molto attive, di successo, di un certo potere, hanno tratti della personalità di chi tende a dominare, di chi oggi viene chiamato il tipo affermativo, assertivo. È possibile essere dominanti ma anche amichevoli con una tendeza ad essere d'accordo e a chiedere agli altri il loro parere. Una persona di questo tipo

generalmente raggiunge punteggi molti alti in tests di socievolezza, cordialità e capacità di comando, attitudine ad assumersi responsabilità, che sono caratteristiche fondamentali per un insegnante. Attenzione, però, perché l'eccessiva tendenza a dominare si può anche accoppiare con la scortesia, l'inimicizia, e con la tendenza a mostrare sempre disaccordo. Si possono assumere, cioè, le caratteristiche dell'arrogante, cose assolutamente negative per un insegnante.

Al livello più basso della dimensione verticale si trovano quelli che parlano poco, danno poco, ricevono poco. Persone molto introverse e, a volte, depresse. Tendono a fornire solo brevi informazioni piuttosto che opinioni e suggerimenti; evitano qualsiasi forma di esibizionismo (anche raccontare barzellette), tendono a svalutarsi e a desiderare un mondo in cui non esistono appetiti e desideri, piuttosto che un mondo dove i desideri sono soddisfatti.

Un'altra dimensione è la dimensione orizzontale che riguarda i sentimenti.

Dimensione orizzontale

SENTIMENTI

Sentimentipositivi: Sentimenti negativi:

comportamento amichevole, inimicizia, alienazione,

calmo, stabile; senso di isolamento, tendenza

fiducia negli altri; al disaccordo, ansia, sospetto

equilibrio psico-cognitivo; indecisione, senso di colpa

I sentimenti positivi sono contrassegnati da un comportamento amichevole, benevolo, dalla tendenza a chiedere l'opinione degli altri, dalla tendenza a raggiungere accordo. Le persone con sentimenti molto positivi sono calme, stabili, hanno sentimenti di fiducia verso gli altri, e quello che alcuni scienziati chiamano ego strength, equilibrio psico-cognitivo, cioè controllo integrato dei loro sentimenti e delle loro funzioni intellettive. Queste persone tendono ad essere amate dagli altri, ad amare e ad apprezzare gli altri. Tendono ad avere una serie di valori e atteggiamenti ugualitari e umanitari. D'altro canto,invece, le persone classificate, sul lato opposto di questa dimensione tendono ad avere comportamenti ostili, poco cordiali, si sentono isolati, e tendono ad esprimere disaccordo. Hanno spesso sentimenti di ansia, sospetto, gelosia, timore, dubbio, indecisione, senso di colpa. Persone con queste caratteristiche sono anche soggette a vari tipi di nevrosi.

Un insegnante i cui sentimenti e i cui atteggiamenti appartengono per la maggior parte ai punti negativi delle due dimensioni, non facilita affatto l'apprendimento. Un certo contrasto, spesso velato e non apparente, si instauta fra questo tipo di insegnante e la classe fin dall'inizio, bloccando un approccio ottimale alla disciplina e, quindi, all'apprendimento. Comportamenti negativi e ostili spesso portano a comportamenti negativi e ostili da parte degli altri. Una volta che rifiuto e negatività si sono instaurati c'è la tendenza a creare una spirale che poi sfugge ad ogni controllo. Una delle funzioni principali del leader, nel nostro caso l'insegnrnte, è quella di prevenire una simile spirale negativa. L'insegnante di successo, di solito, ha una personalità dominante, ma non di completa prevaricazione. Deve essere in grado di tener testa agli elementi dominanti e/o negativi della classe, ma non deve essere troppo dominante o negativo lui stesso. L'insegnante di successo, di solito, ha un atteggiamento positivo e non negativo verso gli studenti, ed è capace di ispirare affetto e ammirazione. In ogni classe esistono problemi personali ed interpersonali che, spesso, l'insegnante deve risolvere, prima o insieme a quelli strettamente legati alla materia d'insegnamento. In alcuni casi un momento frivolo, una battuta, una risata, possono essere essenziali per allentare la tensione esistente. Non bisogna dimenticare che la percezione di nuova informazione è possibile solo in una situazione di non disagio psicologico.

Machiavelli diceva che il principe è servito meglio dalla paura che dall'amore. L'insegnante, però, che utilizza troppo frequentemente la paura come elemento motivante può provocare dei danni in alcuni studenti. In una situazione di insegnamento-apprendimento la comunicazione che avviene in uno stato di ansia provocata dalla paura porta a certe reazioni caratteristiche, che potrebbero assumere formea di ostilità verso l'insegnante, o rifiuto di pensare all'argomento di cui si deve parlare. Rifiuto della disciplina. Queste reazioni provocate dalla paura interferiscono con l'apprendimento perché portano a riduzione dell'attenzione, riduzione della comprensione e mancanza di ritenzione del messaggio. Tutto ciò, poi, provoca danni enormi in persone che sono cronicamente ansiose. Inoltre, la paura può spingere gli studenti a studiare per un momento contingente, ma non ad imparare, cioè ad aiutare la memoria a lungo termine.

A scuola:

Ansia = situazione penosa = frustrazione = fallimento = non apprendimento

Fiducia = situazione rilassata = speranza = successo = apprendimento

In qualsiasi forma di apprendimento la percentuale di quello che si apprende aumenta col successo. Nel campo della motivazione nulla è più forte del successo. Nel campo dell'apprendimento questo significa che i percorsi didattici devono essere organizzati in modo che ogni studente possa effettivamente progredire, e che il suo progresso gli risulti ben chiaro e manifesto.

Apprendere una lingua straniera è un'attività speciale, diversa da altre forme di apprendimento. È' estremamente difficile: sono state costruite macchine per andare sulla luna, ma ancora non sono state costruite efficienti macchine parlanti. Probabilmente perché intervengono fattori come l'emozione, l'ansia, i sentimenti, che sfuggono a qualsiasi contollo.

Nel nostro campo l'elemento emozionale è preminente, e l'insegnante ha il compito unico e difficile di creare favorevoli condizioni e atteggiamenti propositivi. C'è la necessità di creare un'atmosfera rilassata e favorevole nella classe per consentire agli studenti di produrre lingua straniera senza inibizioni, sentendosi liberi di esprimere i propri sentimenti e i propri interessi, senza la paura di essere corretti o giudicati continuamente per come si esprimono.

Come professionisti, inoltre, siamo responsabili sia di quello che diciamo in classe, sia di come lo diciamo. La voce, l'espressione, l'accento e il modo di parlare sono molto importanti per la nostra profesione. Possiamo provocare attenzione o noia non tanto per i contenuti che esponiamo, ma da come parliamo. Conosco insegnanti che amano ascoltarsi quando parlano, e danno per scontata l'attenzione degli studenti.

Affascinare gli studenti non è facile, e non tutti gli insegnanti posseggono quello che si chiama carisma con il quale alcune persone sono capaci di affascinare gli ascoltatori. Ogni insegnante, però, dovrebbe almeno essere consapevole di questi problemi: gli insegnanti consapevoli cercano sempre soluzioni e fanno di tutto per migliorare non solo il loro comportamento con gli studenti, ma anche alcuni tratti del loro carattere. Conosco molti insegnanti che oggi fanno action research, osservando e discutendo il comportamento loro e quello di colleghi durante un'ora di lezione. Ebbene, questi insegnanti fanno davvero molto per migliorare la loro professionalità. A volte, modificano addirittura dei tratti della loro personalità.

Non credo che possiamo insegnare molto. Possiamo solo creare favorevoli condizioni per l'apprendimento. L'apprendimento è un fatto autonomo, personale, che non sappiamo come e quando avviene. Se riusciamo in qualche modo a far appassionare veramente gli studenti alla disciplina che insegnamo, scatterà in ciascuno di loro un qualcosa che li porterà in modo diversificato e con impegno diverso ad interessarsi e ad approfondire la materia.

Per concludere, vorrei aggiungere che oltre alla personalità di ogni insegnante, ai sentimenti, al carisma che alcuni possiedono e altri no, dobbiamo considerare un altro problema:lo stress.Troppo stress porta solo all'esaurimenro. È possibile controllare il carico di stress a cui si è sottoposti quotidianamente. Ricercatori americani hanno preparato una tabella assegnando un punteggio alla quantità di stress che ogni evento della nostra vita comporta. Ecco un esempio:

Ammontare quotidiano di stress che un individuo può mediamente sopportare: 50 punti

Morte del marito, della moglie, o del partner: 100 punti

Divorzio: 65 punti

Matimonio: 50 punti

Attesa di un figlio: 40 punti

Cambio di casa: 20 punti

Feste di Natale: 12 punti

Se lo stress nella nostra vita quotidiana supera i 70 punti, vuol dire che siamo persone a rischio. Pertanto, se un insegnante è in attesa di un figlio (questo, naturalmente, vale per le donne), ha appena avuto il divorzio e sta per risposarsi, è opportuno che non cambi anche casa a Natale! E poi va a scuola ad insegnare inglese! Sarebbe una completa catastrofe!

BIBLIOGRAFIA

* Bales R.F., Communication in Small Groups, in "Psychology & Communication", by G. Miller, Voice of America, 1978.

* Ellís R. Classroom Second Language Development, Prentice Hall, 1988.

* Licklider J.C.R., Communication and Computers in "Psycology & Communication", by G. Miller, Voice of America, 1978.

* Prabhu N.S., Second Language Pedagogy, Oxford University Press, 1987.

* Rutherford W.E., Second Language Grammar: Learning and Teaching, Longman,1987.