Capitolo VIII

Le conferenze, gli articoli, i convegni

 

Nel novembre del 1978 fui invitato dalla prof.ssa Mary Finocchiaro a tenere una conferenza sull’uso delle canzoni in occasione di uno dei primi convegni del TESOL (Teachers of English to Students of Other Languages), credo il terzo, che si teneva in Italia. In quella occasione il convegno si teneva a Roma, in via Caetani, presso l’Istituto di Studi Americani. Anche se negli ultimi anni non avevo più frequentato Mary Finocchiaro a causa della grossa delusione avuta in occasione della mia mancata convocazione per il corso negli Stati Uniti nel 1974, come ho già raccontato, tuttavia accettai questo invito. Infatti erano passati oramai alcuni anni, negli Stati Uniti c’ero comunque andato e, d’altro canto, l’invito rivoltomi, almeno a quei tempi, era considerato di grande prestigio, perché della commissione organizzatrice del convegno facevano parte anche il prof. Renzo Titone ed altri personaggi italiani e americani del mondo della cultura.

Pochi giorni prima dell’inizio del convegno mi capitò un fatto tanto spiacevole quanto inaspettato. All’epoca facevo parte del consiglio direttivo nazionale del LEND (Lingua e Nuova Didattica). Una sera ricevetti una telefonata da un membro del consiglio, del quale non faccio il nome, il quale mi riferiva che, a Roma, c’era stata una discussione tra alcuni membri del consiglio direttivo ed era stato deciso che non era il caso che io partecipassi come relatore al convegno del TESOL. Pertanto avevano affidato a lui l’incarico di telefonarmi per comunicarmi la loro decisione. In un primo momento caddi dalle nuvole, come si suol dire, poi chiesi la ragione di quella decisione. Il motivo era che il LEND faceva una battaglia per il rinnovamento delle metodologie nella scuola italiana e Mary Finocchiaro rappresentava, a livello internazionale, la tradizione, in quanto divulgatrice del metodo strutturale. La mia decisione fu immediata. Sono sempre stato un uomo libero e ho lavorato e dibattuto per affermare sempre questo principio. Figuriamoci se alcune persone potevano prendersi liberamente l’iniziativa di dirmi dove e quando potevo tenere interventi! Presentai immediatamente le mie dimissioni non solo dal consiglio direttivo nazionale, ma dallo stesso LEND.

Dopo questo mio distacco, negli anni successivi a Salerno si è passati da riunioni dove partecipavano anche cento iscritti praticamente alla quasi cessazione delle attività del LEND.

Tenni quindi la mia comunicazione intitolata The Use of Songs in the English Class ed ebbi un bel successo. Insieme a Giuliano scrivemmo poi un articolo su questo argomento, pubblicato sulla Rivista Italiana di Linguistica Applicata.

Tra l’altro, devo aggiungere che, da solo o insieme a Giuliano o altri amici, ho scritto vari articoli nel corso degli anni per riviste specializzate. Ricordo ad esempio:

Mario Papa – Giuliano Iantorno, Suggerimenti e proposte ai gruppi provinciali LEND, in “Lingua e nuova didattica”, Giugno 1976, n. 3, pagg. 4-12;

Mario Papa – Giuliano Iantorno, Inglese scuola media, in “Lingua e nuova didattica”, Marzo 1977, n.2, pagg. 13-22;

Mariella Lancia Frascari, Luisa Pantaleoni Pignataro, Maria Teresa Calzetti, Rosanna Ducati Bresadola, Anna Maria Cirillo, Anna Flamini, Mario Papa e Maria Teresa Zagrelbesky, LEND, the Italian teachers’ association in “MET Modern English Teacher”, Volume 5 Number 4, November 1977, breve storia del Lend con gli obiettivi che l’associazione si prefigge di raggiungere;

Mario Papa, La canzone, in “Lingua e nuova didattica”, Giugno 1978, n.3, pagg. 17-23;

Giuliano Iantorno - Mario Papa, The use of songs in the language class, in Rassegna italiana di linguistica applicata”, Anno XI, Gennaio-agosto 1979, pagg. 179-185;

Mario Papa, Marja Minnaard, Willy van Maris, The identikit game, in “Practical English Teaching”, Vol.4, No.4 June 1984, p. 17, in seguito al corso del Consiglio d’Europa a Bristol;

Mario Papa, Prediction Dialogues, in “Practical English Teaching”, Vol. 4 No. “ December 1983, p. 20;

Mario Papa, L’interazione insegnate-studenti nella classe di lingua straniera, in “La Voglia di insegnare”, Atti del Convegno Torino, Dicembre 1993, pagg. 89-98;

Mario Papa – Janet Shelly, Active Learner Contribution to English Language Learning, in Bologna ’94, Papers on language teaching from the 1994 Bologna Conference, edited by David A. Hill, 1995, pages 134-136;

Mario Papa: Il testo di lingua straniera oggi, in “Annuario Istituto Magistrale Statale Regina Margherita”, Salerno, 1997.

Dopo la comunicazione tenuta al convegno TESOL del 1978 ho partecipato a numerosi altri convegni, tenendo, a volte, anche delle comunicazioni.

Ricordo, in particolare, quella tenuta con Giuliano Iantorno alla TESOL Italy National Conference, November 1983, presso la LUISS a Roma. La comunicazione si intitolava Communication Tasks. Il riassunto della comunicazione era stato inviato con ritardo, ovviamente con lo zampino di Giuliano, e quindi non era stato stampato nella guida generale. Però la nostra comunicazione fu un successone. Tra l’altro era presente il responsabile di marketing della Addison-Wesley che rimase entusiasta!

“Ehi, you guys, I want your course immediately.”

La sera precedente il giorno della conferenza successe un fatto per me estremamente imbarazzante. La professoressa Mary Finocchiaro, organizzatrice del convegno e presidentessa del TESOL-Italy, invitò ad un ricevimento a casa sua tutti gli oratori del convegno. Verso le 8 di sera andai a casa di Mary in via Zanardelli, proprio accanto Piazza Navona, a Roma. Abitava in un appartamento situato in uno dei palazzi antichi ed eleganti al centro di Roma. Erano presenti molte persone, forse un centinaio, e c’erano camerieri che servivano le varie portate. Il party si svolgeva all’impiedi, quindi, c’era il problema di poggiare i piatti, una volta svuotati del cibo. C’era una lunga mensola su un caminetto e su questa mensola erano stati deposti moltissimi piatti e bicchieri (cinquanta, cento? chissà?). Mentre parlavo con un mio amico inglese, ad un certo punto ho posato il mio bicchiere vuoto su quella mensola. Sarà stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso o qualcos’altro, certo è che la mensola ha ceduto ed è crollata con un rumore fragoroso! Tutti i piatti e i bicchieri sono andati in frantumi. Io sono rimasto muto e imbarazzatissimo. Tutti si sono girati e quei disgraziati di Giuliano e Sirio mi additavano al pubblico ludibrio, ridendo e dicendo: “Mario! E’ stato Mario!” Begli amici! Mary Finocchiaro è accorsa e alla vista di quanto era successo le stava per venire un colpo. Fortunatamente non ha sentito Giuliano e Sirio, quindi non mi ha addossato alcuna colpa. Il giorno dopo, quando al mattino sono andato alla sede del convegno, ho trovato Sirio e Don Byrne che parlano tra di loro del party della sera precedente. “It was a smashing party, wasn’t it?” diceva quel disgraziato di Sirio!

Ho sempre partecipato ai convegni organizzati dal British Council in Italia e in diverse occasioni ho anche tenuto delle relazioni. Ricordo, tra le altre, quella che ho tenuto in occasione del convegno che si è svolto a Sorrento dal 17 al 20 aprile del 1986. Il titolo della relazione era The Communicative Approach: Methodological Problems and Classroom Procedures.

Ecco il riassunto pubblicato nel volumetto di presentazione edito dal British Council: “New ideas in Foreign Language Teaching sometimes generate confusion among EFL teachers as well as poor results with students. The talk will discuss in particular the application of recent methodological issues to textbooks and some classroom techniques used to achieve communicative goals effectively.” (Nuove idee nell’insegnamento delle lingue straniere a volte generano confusione tra gli insegnanti di lingue , quindi, risultati scadenti con gli studenti. La relazione verterà in particolare sull’applicazione delle moderne teorie metodologiche ai libri di testo e su alcune tecniche didattiche usate per raggiungere realmente obiettivi comunicativi.)

Nel 1987 tenni un incontro-dibattito con studenti e insegnanti presso il Liceo Classico “M.Tullio Cicerone” di Sala Consilina, Salerno. Il resoconto dell’incontro si può leggere in Euresis, Notizie e scritti di varia indole, Liceo Classico “M.Tullio Cicerone”, 1987. Il preside fu così contento che mi ragalò un’opera monumentale in 4 volumi, La Certosa di Padula, di A. Sacco.

In occasione del convegno del British Council che si tenne a Milano, al Centro Congressi Quark, dal 13 al 15 aprile 1989 parlai, invece sul tema: Teacher-class relationships: psychological considerations. Ecco il riassunto del mio intervento:

“Many aspects of the teaching-learning process have been discussed during the last ten-fifteen years: aspects such as methods, textbooks, students and teachers. There is one aspect which has been neglected and probably deserves more detailed discussion: the aspect which concerns the teacher-student relationship. In a field where motivation has a primary role, ELT, the teacher's attitude may give an important contribution to the learning process. The talk will discuss what teachers may presumably expect from their learners and what those learners may realistically give.” (“Molti aspetti del processo di insegnamento-apprendimento sono stati messi in discussione nel corso degli ultimi dieci-quindici anni: ad esempio, metodi, libri di testo, studenti e insegnanti. C’è un aspetto che è stato trascurato e probabilmente merita una discussione più approfondita: l’aspetto che riguarda la relazione insegnante-studente. In un campo dove la motivazione gioca un ruolo di fondamentale importanza, l’insegnamento dell’inglese come lingua straniera, l’atteggiamento che assume l’insegnante può fornire un contributo importante al processo di apprendimento. La relazione tratterà quello che gli insegnanti possono presumibilmente aspettarsi dai loro studenti e quello che i loro studenti possono dare.”)

Trattai poi un argomento simile al Convegno nazionale del LEND tenutosi a Montecatini Terme presso il Centro Congressi dal 29 al 31 ottobre 1992 e all’VIII Convegno Internazionale per Insegnanti dell’Area Linguistica - Teaching & learning,

La voglia d’insegnare, Torino Esposizioni, 2-4 dicembre 1993. Titolo dell’intervento: Interazione insegnanti-studenti nella classe di lingua straniera

Si trattava di questo: “Nell’insegnamento delle lingue straniere, dove la motivazione ha un ruolo primario, l’atteggiamento dell’insegnante verso gli studenti e la disciplina che insegna può dare un contributo notevole al processo di apprendimento. Nel workshop verranno discussi alcuni aspetti di interazione insegnante-classe. Saranno utilizzati lucidi in lingua inglese.”

Ripresi ancora l’argomento, perchè era risultato molto interessante e l’uditorio era diverso, al convegno del British Council di Sorrento, 25-27 March 1993, questa volta insieme a Janet Shelly.

Sempre insieme a Janet, tenni un’altra relazione in occasione del XVIII convegno annuale del TESOL Italy, che si svolse a Roma, presso l’hotel “Parco dei Principi”, dal 12 al 13 novembre 1993. L’argomento trattato fu: Learner's Active Contribution to English language Learning.

Ecco il riassunto del nostro intervento: “EFL teaching is traditionally based on a kind of "input" which is provided only by textbooks and, sometimes, by the teacher. As far as students' "output" is concerned, it is limited to the formal classroom situation of "interrogazione" or, from time to time, to answering teacher's questions. But research in the field has shown that learning takes place not only when students are exposed to a certain kind of "input", but when they have the possibility to produce language, that is to produce their own "output". The problem with EFL learning is that the textbooks and the methodologies used are generally based on the research regarding ESL. However, in ESL the production of language outside the classroom, that is 'unplanned" and often "ungrammatical" output, takes place automatically; students use English for both communicative and integrative functions. In EFL, instead, unplanned output is, in the best cases, limited to a few minutes in the classroom. It is practically nonexistent out of the classroom. So in EFL, a fundamental element of language learning, that is the free production of language, is missing. To overcome this enormous problem, we have studied ways to give EFL students the opportunity to produce language not only in the classroom setting, but also outside the classroom. A series of activities of how this can be done are illustrated.”

(“L’insegnamento dell’inglese come lingua straniera è tradizionalmente basato su un tipo di materiale linguistico di ingresso che è fornito solo dai libri di testo e, a volte, dall’insegnante. Per quanto riguarda la produzione orale degli studenti, essa si limita alla situazione formale dell’interrogazione in classe o, di tanto in tanto, a fornire alcune risposte alle domande fatte dall’insegnante. Ma la ricerca in questo campo ha evidenziato che l’apprendimento ha luogo non solo quando gli studenti vengono esposti ad un certo tipo di materiale linguistico in classe, ma quando essi hanno la possibilità di produrre lingua essi stessi, cioè di produrre quello che loro decidono di produrre. Il problema dell’apprendimento dell’inglese come lingua straniera è che i libri di testo e le metodologie usate sono in genere basate sulla ricerca che riguarda l’apprendimento dell’inglese come seconda lingua. Nell’inglese come seconda lingua, però, la produzione del linguaggio al di fuori della classe, cioè il linguaggio non pianificato e a volte sgrammaticato, ha luogo automaticamente; gli studenti usano l’inglese sia per scopi comunicativi, sia per scopi di integrazione. Nell’apprendimento dell’inglese come lingua straniera, invece, la produzione non pianificata del linguaggio orale è, nel migliore dei casi, limitato ad alcuni minuti in classe. Fuori dell’aula scolastica è praticamente inesistente. Perciò, nell’apprendimento dell’inglese come lingua straniera, viene a mancare un elemento fondamentale dell’apprendimento linguistico, cioè la libera produzione del linguaggio. Per superare questo enorme problema, abbiamo studiato delle modalità per dare agli studenti di lingua inglese come lingua straniera l’opportunità di produrre lingua non solo nell’ambianete scolastico, ma anche al di fuori dell’aula scolastica. Verranno illustrate una serie di attività su come questo si può realizzare.”

Trattammo poi lo stesso argomento anche in occasione del convegno del British Council che si tenne alla Fiera di Bologna, dal 14 al 16 Aplile 1994.

L’anno dopo, nel 1995, sempre in occasione del convegno annuale del British Council, che questa volta si tenne a Milano, presso il Centro Congressi Quark dal 23 al 25 Marzo, Janet Shelly ed io parlammo di The interactive and creative use of video.

Ecco di cosa si trattava: “Language makes use both of verbal and visual signals for expression. It is especially because of this combination of sound and vision that video depicts real life language in real life situations so effectively. Moreover, video is a powerful and entertaining medium. Students can become active viewers in the class if video is used with appropriate activities which stimulate interaction and creativity, and generate students' response and participation. The potential teaching possibilities offered by a video are enormous. Teachers can exploit a video, not only by using the language contained in the dialogues but also in other ways. They can elicit language from visual elements, from the story, from the characters and their relationships, from the characters' feelings, appearance, behaviour and gestures. In addition, they can focus on a variety of cultural elements present in the video. During the talk video scenes will be shown and handouts will be given to present a series of activities on how to exploit a video programme.”

“Il linguaggio fa uso di segnali sia verbali che visivi. E’ proprio a causa di questa combinazione di suono e immagine che il video rappresenta in modo così efficace il linguaggio della vita reale in situazioni di vita reale. Inoltre, il video è un mezzo potente di intrattenimento. Gli studenti possono diventare spettatori attivi in classe se il video viene usato insieme ad attività appropriate che stimolano l’interazione e la creatività, e provocano la reazione e la partecipazione degli studenti. Le potenziali possibilità offerte dal video sono enormi. Gli insegnanti possono utilizzare un video non solo sfruttando il linguaggio contenuto nei dialoghi, ma anche in altri modi. Possono ricavare linguaggio dagli elementi visivi, dalla storia, dai personaggi e dalle relazioni che intercorrono tra di loro, dai sentimenti dei personaggi, dal loro aspetto, dal loro comportamento e dai loro gesti. Inoltre, possono mettere in evidenza una vasta gamma di elementi culturali presenti nel video. Nel corso della relazione verranno mostrate alcune scene dal video e verranno distribuite fotocopie per presentare una serie di attività su come utilizzare un programma video.”)

Riprendemmo poi lo stesso argomento sia al XX Convegno annuale del TESOL Italy, tenutosi a Roma, all’hotel “Parco dei Principi” dal 10 all’11 novembre 1995, sia in occasione del X Convegno internazionale per insegnanti dell’area linguistica, dal titolo “Lingua, linguaggi e oltre”, che si tenne a Torino Esposizioni dal 16 al 18 novembre 1995.

Nel 1997, in occasione del convegno del British Council, che si tenne presso l’Università degli Studi di Bologna, alla Facoltà e Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dal 27 febbraio al 1 marzo 1997, trattai un altro argomento molto delicato Student evaluation. Ecco il riassunto della comunicazione:

“Evaluation is an important aspect of education, but it is not always interpreted correctly. Too often it is left to the intuition of individual teachers and it is generally confused with testing. This talk will deal with the fundamental assumptions of evaluation, particularly how to identify, at the beginning of each course of study, the dimensions of students' personality, their initial preparation, enviromental influences on them, and the causes of all their different behaviours. Once all the elements concerning the cognitive, emotional, affective, social and physical aspects of each student in the class have been acquired, the school and the teachers can proceed with the general planning of the learning activities. All this is necessary for correct and complete evaluation.” (La valutazione è un aspetto importante del processo educativo ma non sempre viene interpretato in modo corretto. Troppo spesso la valutazione viene lasciata all’intuizione del singolo insegnante e, generalmente, viene confusa col testing. La comunicazione verterà su alcuni aspetti fondamentali della valutazione, in particolare, su come identificare, all’inizio di ogni corso di studi, le varie dimensioni della personalità degli studenti, la loro preparazione iniziale, le influenze che l’ambiente può avere su di loro, e le cause dei loro comportamenti a volte così diversi. Solo quando sono stati acquisiti tutti gli elementi che riguardano gli aspetti cognitivi, emotivi, affettivi, sociali e fisici di ogni singolo studente nella classe, la scuola e gli insegnanti possono procedere a pianificare le attività di apprendimento. Tutto questo è necessario per una valutazione corretta e completa.)

A volte mi hanno chiesto cosa ne pensavo dell’insegnamento dell’inglese. Brevi mie battute sono state riportate da Daniela Minerva in un articolo pubblicato sull’Espresso del 5 giugno 1997, dal titolo Handicap nazionali / L’ignoranza delle lingue.

“… Spiega Mario Papa, che con i suoi libri di testo editi da Zanichelli ha accompagnato quattro milioni di studenti italiani nell’apprendimento dell’inglese: “A scuola la lingua viene parlata in situazioni troppo formali: lo studente che prova ad esprimersi in inglese e l’insegnante che lo giudica. E questo genera ansia, la peggiore nemica di chi voglia imparare l’inglese. I professionisti della didattica ci spiegano che la scuola così come è stata fino ad oggi non era in grado di insegnare la lingua straniera: poche ore, pochi strumenti audiovisivi; insegnanti con una preparazione accademica astratta che li porta a spiegare la storia della letteratura e la grammatica, ma non a parlare la lingua; e altri che si sono dovuti inventare da soli come si insegnano l’inglese o il tedesco giacchè i laureati in lingue e letterature straniere nel nostro paese non imparano ad insegnare, ma leggono Shakespeare e Milton.”

Nel 1998 Janet Shelly ed io eravamo di nuovo a Roma, al Parco dei Principi Hotel, in occasione del convegno organizzato dal TESOL-Italy dal 20 al 21 novembre. Avevamo prodotto il CD-Rom con video “Happy days in England”, pertanto parlammo del Use of CD-Rom and Video in the language Class. Il riassunto della comunicazione diceva: “Demonstration of interactive activities with a CD-ROM plus a video will be shown. A discussion on the didactic, psycholinguistic and sociolinguistic implications of the use of the computer in the learning of English will follow. Mario Papa and Janet Shelly are both teachers, teacher trainers and textbook writers.” (“Saranno mostrati esempi di attività interattive mediante l’uso di un CD-ROM e di un video. Seguirà una discussione sulle implicazioni didattiche, psicolinguistiche e sociolinguistiche sull’uso del computer nell’apprendimento della lingua inglese. Mario Papa e Janet Shelly sono entrambi insegnanti, aggiornatori e autori di testi scolastici.)

L’argomento fu poi ripreso ed ampliato in due occasioni: al “The British Council National Conference”, San Paolo Palace Hotel – Centro Congressi, Palermo, 18-19 March 1999 e al “The British Council Regional Conference for Teacher of English”

Royal-Contiental Hotel, via Partenope, Napoli 29- 30 October 1999.

In quel periodo fui anche intervistato dalla giornalista Elisabetta Broli che mi rivolse alcune domande al telefono. Poi fece un riassunto delle mie risposte in un articolo pubblicato su Avvenire del 10 giugno 1999. Il titolo dell’articolo era In Europa ma senza inglese.

“…Eppure, qualche trucco per imparare l'inglese deve esserci: li chiediamo a Mario Papa, autore di testi scolastici Zanichelli per l'inglese. «Attraverso hobby e interessi» risponde deciso. E cioè? "I giovani notoriamente amano la musica; ed allora gli insegnanti partano dai testi delle canzoni, poi si potrà arrivare a Shakespeare. Oppure dai film: ottimi allo scopo "Forrest Gump" con Tom Hanks, o "The fugitive" con Harrison Ford, perché c'è molta azione che aiuta la comprensione dei testi. E' stato un grosso errore doppiare i film stranieri in italiano: una possibilità mancata per avvicinare i nostri giovani alle lingue: infatti in nessun altro paese vengono doppiati, ma sottotitolati».

Altri trucchi? «Far lavorare in classe i ragazzi in coppia, simulando una determinata situazione, mentre l'insegnante gironzola per la classe correggendo errori e dando piccoli aiuti. Quindi utilizzare tutto il materiale didattico a disposizione, a cominciare dalle cassette. Ma non credo si possa veramente imparare una lingua straniera senza fare esperienza diretta sul posto. L'inglese è come la bicicletta: prima si spiega al bambino come pedalare, ma poi ci vuole la pratica, il bambino deve salire sul sellino e provare, e pazienza se cade. Ma cerchiamo di non mandare i nostri ragazzi ad imparare l'inglese in agosto a Londra, dove si sente parlare soltanto italiano».

Cosa pensa dei libri scolastici d'inglese utilizzati nelle scuole? "I libri dovrebbero essere comunicativi e divertenti: mentre in genere sono noiosi e senza corrispondenza con la realtà. Ho visto ragazzi imparare a memoria per mesi What's that? That's a pen e poi essere in crisi nel presentare ad uno straniero un amico e dover dire in inglese: questo è Giovanni".

Nel 2000, poi, in occasione del “The British Council National Conference”, Palazzo dei Congressi, Bologna, 23-25 March, Janet ed io abbiamo parlato delle Creative activities for young learners.

Si trattava di questo: “The talk will focus on the psychological and linguistic aspects of classroom activities. Numerous pratical examples will be given.

On the psychological level, classroom activitics should:

- activate all the senses to get children completely involved; singing, moving around,

doing, and dramatizing are fundamental; but these kinds of activities must be

organized around a solid communicative syllabus;

- allow children to develop all the aspects - cognitive, emotional, social and

psychomotor - of their personality;

- stimulate the children's creativity.

On the linguistic level, activities should:

- be selected and organized according to what young students want and need to

express;

- contain vocabulary and structures related to the children's world and the linguistic

material should be presented, re-used and expanded in a cyclical way;

- be constructed in such a way that there is always an information gap between the

students so that they think that they talk in situations of real communication.”

(La conversazione evidenzierà gli aspetti psicologici e linguistici delle attività che si svolgono in classe. verranno forniti numerosi esemplificazioni pratiche.

Sul piano psicologico, le attività in classe dovrebbero:

- attivare tutti i sensi per coinvolgere completamente i ragazzi; cantare, muoversi,

agire, e drammatizzare sono fondamentali; ma queste attività devono essere

organizzate su un solido progetto comunicativo;

- consentire ai ragazzi di sviluppare tutti gli aspetti della loro personalità- l’aspetto

cognitivo, quello emotivo, quello sociale e quello psicomotorio;

- stimolare la creatività dei ragazzi.

Sul piano linguistico le attività dovrebbero:

- essere selezionate secondo quello che i giovani vogliono e sentono il bisogno di

esprimere;

- contenere vocaboli e strutture proprie del mondo dei giovani e il materiale

linguistico dovrebbe essere presentato, riusato ed espanso in modo ciclico;

- essere costruite in modo da avere sempre un divario di informazione tra gli studenti

per dare loro l’impressione che parlano in reali situazioni di comunicazione.)

Il suddetto argomento fu poi ripreso in occasione del “The British Council Regional Conference for Teachers of English”, Royal-Continental Hotel, via Partenope, Napoli 26 - 27 October 2000.

In occasione del “TESOL Italy National Convention - Treasuring the Old, Challenging the New”, tenutosi ad Assisi, presso il centro La Cittadella dal 1 al 2 dicembre 2000, io e Janet abbiamo parlato alle insegnanti della scuola elementare sul tema Developing a teaching unit for young learners.

Il riassunto pubblicato nell’opuscolo del convegno diceva: “The talk will focus on the psychological and linguistic aspects of classroom activities. Numerous practical examples will be given. On the psychological level, classroom activities should activate all the senses, allow children to develop all the aspects of their personality and stimulate the children’s creativity. On the linguistic level, activities should be selected and organized according to what young students want and need to express.

M. Papa and J. Shelly are teachers, teacher trainers and textbook writers with a large experience in the field of English language teaching and learning.” (La comunicazione evidenzierà gli aspetti psicologici e linguistici delle attività da svolgere in classe. Verranno forniti numerose esemplificazioni pratiche. Sul piano psicologico le attività in classe dovrebbero attivare tutti i cinque sensi, consentire agli studenti di sviluppare tutti gli aspetti della loro personalità e stimolare la creatività degli studenti. Sul piano linguistico le attività dovrebbero essere selezionate e organizzate secondo quello che i giovani vogliono e sentono il bisogno di esprimere.

Mario Papa e Janet Shelly sono insegnanti, aggiornatori e autori di testi scolastici, con una vasta esperienza nel campo dell’insegnamento e dell’apprendimento della lingua inglese.)

Il 14 marzo 2003 Janet Shelly ed io presentammo una relazione al Convegno del British Council tenutosi ad Acireale dal titolo “ Improving oral skills through acting and singing” (Come migliorare le abilità orali attraverso la recitazione e il canto.) Dopo una nostra introduzione, un gruppo di 50 studenti della scuola media “G.Galilei” di Acireale entrò sul palcoscenico per recitare il musical “The Jungle Book” scritto da Janet e musicato da Guido Cataldo. Fu un evento indimenticabile. Ne parleremo più avanti fornendo maggiori dettagli.

Ho partecipato anche ad alcuni convegni all’estero. Nel 1982 fui invitato dal Consiglio d’Europa a partecipare ad un seminario di studi che si tenne a Bristol, in Inghilterra. Ero l’unico italiano. Quasi tutti gli altri partecipanti erano olandesi. Il seminario fu molto interessante ed istruttivo. Inoltre, feci amicizia con diversi colleghi di altre parti del mondo. In particolare, stringemmo una grande amicizia con John Smies, un olandese bravissimo in inglese. Quando parlava in inglese sembrava un parlante nativo anche alle orecchie degli inglesi. John sapeva suonare la chitarra molto bene e la sera ci intratteneva con le sue canzoni. Ancora oggi sono in contatto con John a mezzo della posta elettronica. E’ stato anche mio ospite a Salerno insieme alla moglie. Nel 1987, invitato dalla casa editrice americana Addison-Wesley, partecipai al convegno del TESOL International che si tenne nel mese di marzo a San Francisco, California, USA. Nel 1989 partecipai con Giuliano allo stesso tipo di convegno che quell’anno si tenne sempre negli Stati Uniti ad Atlanta, Georgia. Nel 1992 fui invitato dal British Council a partecipare ad un seminario di quindici giorni che si tenn a Londra presso il Pitman College a Russell Square. Il seminario aveva una particolare caratteristica: i partecipanti erano tutti autori di corsi di lingua inglese in vari paesi del mondo. Fu perciò un’esperienza molto importante perché ebbi modo di scambiare idee e discutere con autori di varie parti del mondo. Ricordo che alloggiavamo presso l’Hotel Grifton in Totthenam Court Road e, ogni sera, al ritorno in albergo, ci fermevamo in un grazioso pub a bere una birra. Venni a conoscenza di problemi di ogni tipo che altri insegnanti e autori dovevano affrontare. In alcuni casi, i problemi relativi all’insegnamento delle lingue straniere nel nostro paese che quotidianamente affrontiamo sembrarono poca cosa in confronto ai problemi che si hanno nei paesi africani o in estremo oriente.

Nel 1994 partecipai al convegno del IATELF, 28th International Conference, tenutosi a Brighton, in Inghilterra dal 6 al 9 aprile. Infine, nel 1996, insieme a mio cognato Ettore Fortunati, da me sollecitato a vincere la paura dell’aereo e a farsi una vacanza in USA, partecipai al convegno del TESOL International che si tenne nel mese di marzo a Chicago, Illinois. Faceva un freddo cane, circa 9 gradi sotto zero, ma Ettore disse poi che aveva fato un’esperienza indimenticabile.