Capitolo IV

Una breve esperienza universitaria

 

Negli anni 70, dopo un corso di aggiornamento sui laboratori linguistici, che allora cominciavano a diffondersi, il prof. Renzo Titone mi chiese come mai con l’esperienza che avevo maturato non lavoravo all’università. Gli risposi che non ci avevo mai pensato e che, comunque, non mi ritenevo all’altezza di quel tipo di insegnamento. Titone mi rispose che all’università avevano bisogno di insegnanti esperti di laboratori linguistici e che avrei fatto bene a presentarmi al professore della cattedra di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Salerno per discutere di un eventuale ingaggio come esercitatore. Titone mi avrebbe scritto delle credenziali di suo pugno. A questo punto pensai di seguire il consiglio del prof. Titone.

Un assistente mi fissò un appuntamento con la professoressa Edvige Shulte, allora titolare della cattedra di Lingua e Letteratura inglese presso l’università di Salerno. Mi presentai alla professoressa, le parlai delle mie esperienze nel campo dell’insegnamento della lingua inglese, degli studi fatti per conseguire l’abilitazione all’insegnamento, del concorso a cattedra, del LEND e dei vari corsi di aggiornamento seguiti. Le diedi la lettera di credenziali del professor Titone. La professoressa Shulte ascoltò per un po’, anche a volte distratta magari da altri problemi, e poi mi disse: “Senta, quando ha tempo, si faccia vedere. Se vuole, può seguire qualche nostro corso di letteratura.” Capii che l’università non era fatta per me!

Negli stessi anni 70 avevo conosciuto sia Tullio De Mauro sia Raffaele Simone. Entrambi insegnavano all’Univeristà di Salerno e solo successivamente passarono all’Università di Roma. Negli anni 90 il prof. De Mauro sarebbe diventato anche Ministro della Pubblica Istruzione. Furono subito disponibili ad incontrare i colleghi del LEND per una serie di chiacchierate e dibattiti.

Dopo qualche tempo di intensa frequentazione, Raffaele Simone chiese a me e a Giuliano se eravamo disposti a tenere un corso di metodologia e glottodidattica all’università. Questa volta fui lusingato dalla proposta. Simone era già un celebre linguista e si era dimostrato una persona molto alla mano e disponibile. Così Giuliano ed io accettammo. Il corso durò circa un semestre e riscosse unanimi consensi. Per questo lavoro non ricevemmo alcuna ricompensa, oltre alle congratulazioni di Raffaele Simone e ai complimenti degli studenti che avevano seguito il corso.

Durante i pochi anni in cui insegnò all’Università di Salerno Raffaele Simone organizzò anche un convegno sulla linguistica in generale. Ci chiese se volevamo tenere una comunicazione al convegno. Giuliano ed io preparammo una comunicazione dal titolo “Tecniche della comunicazione”, che riscosse consensi unanimi. La nostra comunicazione fu poi pubblicata in una rivista della SIL (Società Italiana di Linguistica).

Dopo qualche tempo Raffaele Simone propose a me e a Giuliano di tradurre due testi di Andrew Wilkinson per una collana della Nuova Italia. Accettammo e, con un compenso di lire 3.000 a cartella dattiloscritta, traducemmo prima The Foundations of Language, titolo italiano “Fare scuola col linguaggio”, La Nuova Italia, giugno 1981, e poi “Language and Education”, in italiano “Educare al linguaggio”, La Nuova Italia, luglio 1981. Fu un’esperienza interessante che affinò notevolmente le nostre tecniche e abilità di traduttori. Alla pubblicazione dei due volumi, però, rimanemmo un po’ delusi.

“Mario, ho appena ricevuto copia delle traduzioni? E tu?”

“Non ancora, Giulià. E come sono?”

“Si presentano bene. Solo che i nostri nomi come traduttori non compaiono.”

“Uh, Gesù, vire buon’.”

“Qua sulla copertina dice, Andrew Wilkinson, Fare scuola col linguaggio, a cura di Raffaele Simone.”

“Effettivamente il titolo l’ha suggerito Raffaele, però ‘a traduzione avimm’ fatt’ nuie!”

“Ah, no. Aspett’. Aggio truvato. All’interno, piccolo piccolo è scritto: Traduzione a cura di Mario Papa e Giuliano Iantorno.”

“Comme, piccerillo, piccerillo?”

“Eh, con corpo molto piccolo.”

“Ma qua corpo piccolo. Uh, madonna mia, dopo tanta fatica, manc’ ‘a suddisfazion’ e verè ‘u nomme nuosto ‘ncopp’ ‘a cupertina!”

“Uè, Mario, chill’ Raffaele Simone è universitario, e all’università accussì s’ausa.”

“Overo? Aspetto ca me chiamm’ pe ‘nata traduzione. Ce dich’io arò adda ‘ì.”

“E va buò, nun ta piglià. Avimme fatte esperienza.”

“Chest’è overo. Speramm’ ca qualche vote facimme pure ‘e sorde! Statt’ buono, Giulià.”

“Statt’ buone, dottò.”

 

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