Prefazione

Mario Papa

 

                                                                                                    A modo mio …

                                                                                           Un’autobiografia professionale                                          

 

              “Sul nostro carattere costruiamo il nostro destino” - John Singleton

                                                Prefazione

Scrivo molto volentieri due parole di commenti a quesa autobiografia professionale di Mario Papa, anzi quattro: due per parlare di quello che nel libro c’è, e due di quello che non c’è.

Vi era, nella televisione inglese – per restare in argomento – un quiz popolare in cui i concorrenti dovevano indovinare la professione di una persona che appariva sullo schermo. Nella puntata che vidi, il mestiere da indovinare era il guidatore di autobus, ma non di un autobus qualsiasi, un autobus della linea Londra-Bombay.

In queste pagine Mario Papa racconta il suo mestiere: autore di libri di testo, ma non qualsiasi, libri utilizzati da Salerno alla Siberia, via Londra, Boston, San Francisco.

E’ un quadro completo e divertente, in cui la professionalità si sposa all’umanità, il rigore alla fantasia, lo scrupolo per i particolari alla creatività, l’audacia metodologica alla paziente pratica didattica. Papa è grande autore perché è simpatico, cioè entra in simpatia con il suo progetto, con i collaboratori (coatutori, redattori, disegnatori, fotografi, grafici, registi dei video, sviluppatori di software didattico), e soprattutto con quanti utilizzano i suoi libri: i professori e gli studenti.

In un’epoca di libri di L2 (lingua due) “usa e getta” le sue opere sono adottate assai a lungo.

Mario Papa e Giuliano Iantorno hanno svolto un ruolo fondamentale non solo nella storia della Zanichelli, ma anche nella didattica della lingua straniera: sono stati un momento importante del processo di globalizzazione dell’inglese.

Quando hanno iniziato a lavorare l’insegnamento dell’inglese aveva come modello Oxford e Cambridge.

Oggi si prende in considerazione la lingua franca, e anche gli autori inglesi hanno preso atto e assecondano questo progetto. Vi è stato un cambiamento di clima linguistico. Per parafrasare Pigmalione: “No more tha rain in Spain falls mainly on the plain”.

La lettera con cui Papa e Iantorno proposero il Song-Book, rintracciata dopo 15 anni negli archivi della nostra casa editrice, costituisce, nei corsi per giovani redattori, ancora un oggetto di studio.

Scopro in queste pagine di Mario che era stata inviata anche ad altri editori: certo non sembrava proprio una lettera circolare, e questo è un ulteriore merito.

Traspare dalle pagine di Mario una (più che giustificata, sia chiaro) perplessità circa la capacità, allora, di Zanichelli di editare un libro concorrenziale con quelli delle case inglesi.

Ebbi uno dei primi incontri tecnici importanti con Mario e Giuliano poco prima del Natale 1976.

Dovevo vederli ma ero trattenuto, tutte le mattine, a Bologna da una terapia a un ginocchio. Non era facile trovare un luogo di incontro che mi consentisse di rientrare in tempo a Bologna per la seduta successiva.

Proposi loro di vederci in una stazione di servizio sulla Roma-Napoli, vicino a Frascati, spiegando come avrebbero fatto a raggiungere, venendo da Sud, la stazione nel lato opposto dell’autostrada.

(Non dissi loro che, pochi anni prima, avevo vissuto molti mesi a Roma, andando spesso a trovare mio fratello, che allora viveva a Frascati, sì che conoscevo benissimo le stradine e gli altri trucchi viari della zona).

Percepii nella loro voce una assoluta sfiducia nelle indicazioni che avevo dato.

Invece funzionarono, ci trovammo. Da allora crebbe la credibilità (mia e della Zanichelli) anche sul piano editoriale.

Dicevo all’inizio che il libro è un quadro vivace e completo, da cui la serietà dell’approccio di Mario appare soprattutto nei particolari.

Anche se la prospettiva è profonda, se lo spessore della vicenda risulta chiaro, il libro sempre quadro è, rappresentazione a una dimensione.

E vengo a quello che nel quandro non c’è.

Non mi riferisco tanto a una visione complessiva dei libri. Mario non nasconde i suoi singoli successi, ma, forse per modestia, non ricorda che, nel complesso, con le più di otto milioni di copie vendute, i suoi libri sono uno dei più grandi successi dell’editoria scolastica italiana (e certo sono pochissimi i casi di autori italiani pubblicati anche all’estero).

Mi riferisco al fatto che Mario è persona a più dimensioni: a lui, più che la pittura, si addice il tutto tondo della scultura. E’ persona attenta e curiosa, profondamente attaccato alla propria città. La musica e la glottodidattca non esauriscono i suoi interessi.

E’ buon navigatore diportista e soprattutto maratoneta (non stupisce quindi che i suoi libri si caratterizzano non solo per la loro diffusione sincronica, ma anche per l’estrema longevità). Fra le altre, ha partecipato alla maratona di New York, nel 1996, l’anno in cui vinse un (altro) italiano. Nel notiziario interno della Zanichelli comparve la notizia:

CLASSIFICHE:

Inglese scuola media: Way Points primo assoluto e primo nei cambi.

Maratona di New York: 1° Giacomo Leone, 9841° Mario Papa

Mario, che è anche persona di spirito, ci rise sopra.

Insomma Mario Papa, più che un grande autore e un grande personaggio, è una grande persona.

 

FEDERICO ENRIQUES

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