Capito III

Il mio amico Giuliano e il Song-Book

 

Nello stesso anno, 1971, si tennero i primi corsi abilitanti per docenti in servizio ancora sprovvisti di abilitazione all’insegnamento. Fui nominato come docente a tenere un corso abilitante ad Eboli per gli insegnanti della scuola media. Accettai e cercai di mettere in pratica tutto quello che avevo imparato e continuavo ad imparare facendo parte attiva del LEND. Tra i docenti che seguivano il corso trovai un amico che, da ventenne, avevo frequentato per un breve periodo presso i Salesiani al rione Carmine di Salerno, dove ero nato. L’amico era Giuliano Iantorno. Giuliano era già abilitato all’insegnamento dell’inglese per le scuole superiori ma aveva deciso di abilitarsi anche per la scuola media. Quando aveva venti anni, Giuliano era stato un valente chitarrista ed aveva suonato nel gruppo chiamato “I G-Men” di Enrico Parrilli. Lo avevo conosciuto nel 1959 presentatomi da un comune amico, Pierino Minoliti, ora avvocato. Insieme ad altri amici ci divertivamo a suonare un po’ ad orecchio vari strumenti musicali. In quel periodo io suonavo la fisarmonica. Era stata organizzata una serata musicale presso i Salesiani e Pierino invitò Giuliano ed Enrico Parrilli ad esibirsi con noi. Naturalmente eravamo tutti molto emozionati e imbarazzati dal fatto di dover suonare in pubblico con dei veri professionisti. Ma la serata andò benissimo ed io personalmente mi esibii in una fantasia di valzer francesi. In quell’anno mi esibii ancora insieme a Giuliano e agli altri amici in altre occasioni. Poi ci perdemmo di vista. Lui era andato a suonare in Egitto, poi a Roma. Poi, laureatosi, era entrato nel mondo della scuola ed era andato ad insegnare a Sondrio. Pertanto il corso abilitante ci consentì di rincontrarci dopo più di dieci anni. Giuliano si rivelò il più bravo del corso e, insieme a pochi altri insegnanti, si appassionò alla metodologia e alla glottodidattica. Quell’incontro doveva segnare profondamente l’attività e le vite di noi due.

Nel 1974, considerato il successo che avevano sempre a scuola le canzoni in lingua inglese, cominciai ad accarezzare l’idea di preparare una raccolta di canzoni popolari inglesi ed americane. Le canzoni avrebbero dovuto essere registrate e accompagnate anche da note che ne dovevano descrivere l’origine e o la collocazione storica.

Ne parlai a Giuliano.

“Giulià, ho un’idea.”

“Di che si tratta?”

“Saresti disposto a preparare con me un lavoro di cui però ancora non so cosa fare?”

“Probabilmente si. Ma parlamene almeno.”

“Io uso spesso canzoni a scuola con i miei studenti i quali sono sempre felici e motivati.”

“Anch’io lo faccio qualche volta.”

“Bene. Ho pensato di fare una raccolta di un certo numero di canzoni, forse una trentina. Nella raccolta possiamo aggiungere anche lo spartito così chi sa suonare può divertirsi ad eseguirle.”

“Se è per questo, possiamo anche registrarle.”

“Registrarle? E come?”

“Lo dico a tanti miei amici musicisti, le suoniamo noi e le registriamo.”

“’Over’! E dove?”

“Dal dottore Guglielmi. Sono sicuro che sarà felice di mettere a nostra disposizione il suo studio e tutti gli strumenti che ha.”

“Sarebbe un’idea magnifica.”

“Non solo. Ma possiamo anche chiedere a Jimmy Caravano di cantare le canzoni!”

“Il problema è come vendere questa raccolta. E a chi venderla! Agli insegnanti, agli alunni?”

“Sai cosa possiamo fare? Facciamo delle copie della raccolta al ciclostile dai padri Saveriani a Fratte. I Saveriani hanno il ciclostile. Non dovrebbe costarci molto.”

“E quante copie facciamo al ciclostile?”

“Direi mille copie. Poi le possiamo vendere a 1.000 lire l’una e guadagnamo un milione. Tolte le spese, ci rimangono circa 800.000 lire da dividere in due!”

“Certo non è gran chè, però ci divertiamo. Proviamo?”

“Proviamo.”

Cominiciai, così, a raccogliere da varie fonti circa 300 canzoni. Mi aiutò molto Harold Fish, direttore del British Council di Milano, inviandomi numerosi testi. Anche un collega di Vietri sul Mare, Vittorio Lamberti mise a mia disposizione la sua ricca collezione di dischi a 78 giri. Poi, insieme a Giuliano, scegliemmo 33 canzoni e le dividemmo per gruppi:

• Irish Songs:

It’s a long way to Tipperary

Cockels and Mussels

Galway Bay

• Children’s Songs:

If you are happy

Three crows

Hickory, dickory, dock

Ring a ring of roses

Sing a song of sixpence

• Sea Shanties:

What shall we do with the drunken sailor?

My Bonnie

• A Drinking Song

The wild rover

• Scottish Songs:

The world must be coming to an end

Auld Lang Syne

• American Songs:

Yankee Doodle

Glory, glory, hallelujah

• Protest Songs:

Where have all the flowers gone?

Blowing in the wind

We shall overcome

Little boxes

• Far West Songs:

Oh Susanna

Clementine

She’ll be coming round the mountain

• Spirituals and Gospel Songs:

Nobody knows the trouble I see

I’m on my way

When the saints go marchin’ in

Go down Moses

He’s got the whole world in His Hands

Kumbaya

Down by the riverside

• Christmas Songs:

God rest you merry, Gentlemen

White Christmas

Jingle bells

Rudolph the red-nosed reindeer

Preparammo, quindi, un elenco delle principali strutture grammaticali presenti nelle canzoni in modo che l’insegnante poteva scegliere la canzone non solo per temi ma anche a seconda delle strutture grammaticali che voleva far esercitare agli studenti.

Aggiungemmo una introduzione, in inglese, in cui spiegavamo i motivi che ci avevano spinti ad usare le canzoni nell’insegnamento della lingua inglese ed un elenco delle varie attività che potevano essere svolte dagli studenti, una volta imparata una canzone.

A questo punto Giuliano chiese al dottore Guglielmi e agli altri amici musicisti di registrare la base musicale di “It’s a long way to Tipperary”. Il dottore aveva a casa sua, in un ampio salone, praticamente tutti gli strumenti musicali, tra i quali due pianoforti a coda. Inoltre possedeva, almeno per quei tempi, un ottimo registratore a più uscite. Una volta registrata la base, Salvatore Caravano, Jimmy era il nome d’arte, cantò brillantemente i versi che furono registrati. Col coinvolgimento di Salvatore riuscimmo ad avere così una cassetta campione con la canzone eseguita dal cantante, seguita dalla sola base musicale. Provammo la cassetta a scuola e il risultato fu straordinario, soprattutto quando si trattava di cantare sulla base musicale come fanno i cantanti professionisti. Oggi diverse case editrici offrono cassette e CD con canzoni seguite dalla base musicale per consentire agli studenti di cantare da soli e registrare le loro voci (questa tecnica viene oggi chiamata karaoke). Nel 1974, non solo nel nostro paese non esisteva alcuna raccolta di canzoni da usare a scuola, ma tanto meno esisteva il tipo di registrazione appena descritto.

A questo punto Giuliano ed io decidemmo che, prima di chiedere ai padri Saveriani di farci 1000 copie della nostra raccolta al ciclostile, forse valeva la pena di rivolgerci a qualche casa editrice e chiedere se erano interessati al nostro lavoro. Passammo, quindi, circa un altro mese a scrivere la presentazione della nostra opera che chiamammo all’epoca col titolo provvisorio “Have a cup of cheers!” Impiegammo un mese non per scrivere un centinaio di pagine ma solo due pagine! Però, ci fu detto poi dal dott. Dogliotti, direttore editoriale della Zanichelli, due pagine che avrebbero dovuto essere inviate a tutti gli autori che presentano una loro opera, come modello standard di una presentazione! Era il 1975. Molte case editrici ci scrissero che erano interessate al nostro lavoro. La Zanichelli di Bologna, però, ci telefonò. Un pomeriggio ricevetti una telefonata dal dottor Dogliotti che mi diceva era molto interessato alla nostra proposta e ci avrebbe incontrato volentieri a Roma in uno dei giorni successivi. Ringraziai, salutai e telefonai immediatamente a Giuliano.

“Giulià! Sai ‘na cosa? M’ha telefonato ‘a Zanichelli! Mi hanno detto che sono molto interessati a quello che stiamo facendo.”

“’Over’? E che t’hanno ritt’?”

“Mi ha chiamato un certo dottor Dogliotti e mi ha detto che la Zanichelli è interessata e che vorrebbe incontrarci a Roma.”

“Veramente? Quando?”

“Quann’ vulimm’ nuie’. Anche la prossima settimana. Tu quann’ si libero?”

“Io sono libero di mercoledì.”

“Ie’ pure. Allora gli telefono e gli dico che ci vediamo mercoledì prossimo?”

“Va bene. Maronn’, che sorpresa!”

“’E vist’! Ma tu ce piens’! ‘A Zanichelli! Ma qua’ padri Saveriani! Giulià. Cà facimm’ ‘na cosa importante!”

“Telefona ampress’, ampress, e famm’ sapè.”

“Mo’, subito. Statte buon’!”

Così il mercoledì successivo andammo a Roma e nella sede della Zanichelli di via Pietro Cossa incontrammo il dottor Casimiro Dogliotti, detto Miro. Eravamo emozionati ma Dogliotti ci accolse subito con simpatia e cortesia. Ricordo che fumava il sigaro, cosa per me assolutamente insopportabile.

Perciò, dopo i primi convenevoli, gli dissi:

“Dottore, se questa chiacchierata deve andare a buon fine ed io devo mantenere lucidità, cosa difficile data anche l’emozione che deriva da questo incontro, Le devo chiedere una cortesia.”

“Ma prego. Dica pure.” rispose Dogliotti con un leggero accento del piemontese di Cuneo.

“Questo sigaro è proprio necessario per Lei in questo momento?”

“Intende dire che Le dà un po’ fastidio?”

“Un po’! Quello non si respira più qua dentro. Ma è una tattica che usate alla Zanichelli per intimidire i possibili autori?”

“A volte effettivamente lo facciamo. Ma in questo caso, eccezionalmente smetto di fumare il sigaro.”

“La ringrazio. Menu mal’ c’a ‘o dottore è ragionevole!”

Nacque così una immediata simpatia con Miro Dogliotti che ci diede altri validi consigli su come organizzare il libro. Insistette sulla preparazione di brani di lettura che avrebbero dovuto accompagnare ogni canzone. In questo modo, disse, il libro avrebbe potuto essere presentato almeno come un volume di “civiltà”. Infatti nessuna casa editrice aveva nel catalogo scolastico una raccolta di canzoni, né in inglese né in altra lingua. Dogliotti ci disse che la Zanichelli intendeva pubblicare questo libro accompagnato da due cassette C90 per avere una novità nei testi per l’insegnamento della lingua inglese. Sarebbero stati felici se avessero venduto 5.000 copie. A noi sembrarono tante!

Completammo la parte cartacea del libro. La parte difficile ora era rappresentata dalle registrazioni delle canzoni. Giuliano interpellò Jimmy Caravano, suo amico e ottimo cantante negli anni 50 e 60. Aveva vinto il concorso RAI delle voci nuove e aveva cantato regolarmente alla RAI. Poi la vita gli aveva riservato altri percorsi ma, da appassionato musicista e cantante quale era, Jimmy, Salvatore per gli amici, accetò subito. Altri musicisti, amici di Giuliano e miei, tra i quali Giovanbattista Cioffi e un giovane Guido Cataldo, accettarono di collaborare eseguendo qualche brano ciascuno. Il dottore Guglielmi mise a disposizione lo studio di registrazione nonché tutti gli strumenti e con L. 600.000 che la Zanichelli ci aveva assegnato iniziammo a fare le registrazioni della canzoni.

Prima di iniziare, Giuliano decise che doveva isolare il salone del dottore Guglielmi dove avvenivano le rigistrazioni. Pertanto ci recammo ad Angri, un paese in provincia di Salerno, dove Giuliano sapeva che si vendevano pannelli di lana di vetro, ed acquistammo una voluminosa serie di pannelli per isolare il salone del dottore. Si può immaginare la faccia del dottore quando ci presentammo a casa sua con tutti i pannelli di lana di vetro.

“Quagliù, e che è ‘sta ‘rroba? Chè vulit’ fa?”

“Dottore, non preoccupatevi. Non roviniamo niente. Fisseremo questi pannelli sulle pareti con dei piccoli spilli, senza rompere niente.”

“Giulià, nun’ me cumbinà guai, sinnò a mia moglie chi ‘a sent’.”

“Dottò, l’ho già fatto a casa mia. Non si guasta niente.”

“E po, dottò, pa’ Zanichelli aimma fa ‘na cosa grande.”

“E, uè Mario, tu e ‘sta Zanichelli! Diciancell’ ‘a Zanichelli ca nuie ‘sta registrazione a facimme pe’ passione e pe ce divertì. Sinnò cu’ 600.000 lire a stient’ registravamo una canzone.”

Si iniziava la sera verso le 8, quando tutti eravamo liberi dal lavoro. Salvatore Caravano aveva sempre bisogno, per rischiararsi l’ugola, di alcune piccole bottigliette di whisky. Ne compravo due o tre a sera e gliele fornivo ogni qualvolta la preziosa ugola aveva bisogno di essere umettata!

Il dottore Guglielmi era il primario del pronto soccorso agli Ospedali Riuniti di Salerno e, alcune notti, doveva rendersi reperibile. Si verificava, a volte, che durante le nostre registrazioni, si sentiva la sirena di un’ambulanza.

“Quagliù, si ‘o malat’ è grave avimm’ finit’ ‘e sunà.”

“Perché, dottò?”

“Pecchè fra poco squilla ‘o telefono e aggia ‘ì ‘o ‘spitale!”

E una o due volte effettivamente il dottore dovette correre all’ospedale per venire a capo di situazioni difficili.

Un’altra sera, durante le registrazioni, mi trovai in una situazione a dir poco di panico. Mentre manovravo un registratore e alcuni degli amici musicisti eseguivano uno dei pezzi da registrare, feci un movimento brusco e, con l’anca, ruppi la chiave di chiusura di una vecchia, rara, e costosissima spinetta che il dottore aveva come uno dei suoi strumenti più pregiati. Fortunatamente, il dottore era tutto intento ad ascoltare le esecuzioni musicali e a curare che nessuno sbagliasse una nota, così non si accorse del guaio che avevo combinato. Io raccolsi i due pezzi della chiave e li misi in tasca. Giuliano, che si era acccorto di tutto, mi disse di non dire niente al dottore, altrimenti avremmo finito di registrare le nostre canzoni. Ci consultammo con Jimmy Caravano che mi salvò dalle ire del dottore Guglielmi. Prese, infatti, i due pezzi della chiave rotta e li fece saldare da un suo amico fabbro molto bravo. Dopo un paio di sere Caravano riportò la chiave perfettamente saldata e che non mostrava alcun segno della rottura subita e, sempre senza farlo notare al dottore, rimise la chiave al suo posto nella spinetta. Per mia fortuna il dottore, durante quei due giorni, non aveva mai notato la mancanza della chiave!

Quando finivamo di suonare e registrare, verso le due o le tre del mattino, Salvatore Caravano diceva che aveva appetito e voleva andare a mangiare qualcosa. Così io, Giuliano e Salvatore andavamo a mangiare una pizza al “Vicolo della Neve”, oppure al “Fagiano”, un locale in via Velia, ora scomparso.

Durante il mese di agosto del 1976, il professor Alfredo Trombetti, insegnante di inglese e redattore part-time presso la Zanichelli, nominato redattore del nostro libro ci convocò presso la Fonit Cetra di Roma per la messa a punto finale delle registrazioni delle canzoni. Una calda sera d’estate il dottore Guglielmi, Giuliano ed io partimmo per Roma. Non avevamo prenotato camere in albergo. Eravamo ancora inesperti e con pochi quattrini! Arrivammo a Roma verso le 11 di sera e non riuscivamo a trovare un albergo libero. Alla fine, stanchi e sudati, ci accontentammo di dormire insieme in una sola grande camera che aveva cinque letti.

“Guaglù, ma addò m’avit’ purtate. Chest’ me pare ‘na corsia do ‘spitale.”

“Dottò, accuntentateve pe’ ‘stanotte. Simm’ tropp’ stanch’ pe’ cercà ancora.”

Il dottore Guglielmi cadde in sonno profondo e russò tutta la notte. Naturalmente Giuliano ed io non riuscimmo a dormire. Giuliano mi disse che aveva un metodo sicuro per far smettere al dottore Gulgielmi di russare. Disse che se si emmette un leggero fischietto, la persona che russa tende a smettere, anche se per poco. E infatti emise un fischio e il dottore cessò di russare. Dopo una ventina di minuti, però, ricominciò e Giuliano fece un altro fischio. E così andammo avanti tutta la notte. Quando al mattino finalmente il dottore si svegliò, fece questo commento: “Giulià, tu tien’ ‘nu brutt’ vizio quann’ ruorme. Sai che fai? Fischi una continuazione!”

Al mattino andammo alla Fonit Cetra e lì ci venne incontro Trombetti vestito in modo elegante, perfino col panciotto. Noi tre, invece in maniche di camicia, considerando che era agosto e faceva una caldo torrido. Presentammo Trombetti al dottore Guglielmi.

“Professore, faciteme ‘o piacere. Levateve ‘stu panciotto, si nò me facite surà!”

Durante il lavoro in sala di registrazione, Trombetti lasciò tutte le decisioni a noi. Si rese conto che Giuliano e il dottore erano musicisti professionisti ed esperti di registrazioni, quindi c’era poco da intervenire. Ebbe, però, un’idea brillante. Decise di inserire un bip tra la canzone registrata col canto e la versione contenente solo la base musicale. Pertanto fu poi preso un po’ in giro perché era venuto fino a Roma solo per mettere il bip! Inoltre era arrivato a Roma con una roulotte che aveva parcheggiato nel parco accanto alla Fonit Cetra.

Nel febbraio del 1977 il volume col nuovo titolo A Song-book of Folk and Pop Music e sottotitolo British and American Culture Through Famous Tunes veniva pubblicato. Per Giuliano e per me fu una soddisfazione enorme. Avevamo lavorato circa tre anni a quest’opera senza sapere quali traguardi avremmo poi potuto raggiungere e, soprattutto, senza sapere quali guadagni o benefici ci avrebbe consentito di ottenere. Negli anni se ne sono vendute più di 100.000 copie!

Abbinata alla canzone God rest you merry Gentlemen c’era la ricetta di una “Iced mince-pie”. Trombetti, che tutto felice e orgoglioso aveva adottato subito il libro nelle sue classi, decise di chiedere alla sue alunne di provare a cucinare a casa una mince-pie, che è una tortina ripiena di frutta secca, aromi, ecc., che si mangia in Inghilterra a Natale. Il risultato fu purtroppo disastroso perché, ci fu poi detto in Zanichelli, invece di “impasto di frutta secca e aromi” Trombetti aveva tradotto mince “carne tritata” che è uno dei due significati attribuiti a questa parola. Si può immaginare che razza di torta venne fuori con della carne tritata! E la reazione dei familiari che avevano assaggiato le varie torte preparate dai loro figlioli!

In occasione della fiera del libro di Bologna del 1977, si poteva leggere sulle pagine “Cultura” del quotidiano “Repubblica” un articolo di Silvia Giacomoni di martedì 5 aprile 1977 dal titolo: “Anche la chimica è un’avventura”. La Giacomoni scriveva: “… Anche Zanichelli ha un grande stand arredato in modo particolare. Sotto un tabellone che riporta con linguaggio statistico il trionfo del Corso di geografia presentato l'anno scorso, ci sono scaffali che intersecandosi formano angoli dove si ammucchiano i cuscini blu. Quasi dei séparé. Ci si può sedere comodamente, conversare con l'editore, un Federico Enriques pieno di idee. Quest'anno tiene soprattutto al nuovo corso di chimica: niente paccottiglia ecologica per rendere la chimica attraente, niente semplificazioni, per renderla facile: ma il recupero del rigore concettuale, che dia il senso dell'avventura intellettuale. Per chi non sa di scienze e non può giudicare questo testo, l'immagine positiva della Zanichelli può venire da un libro di inglese, opera di due giovani insegnanti di Salerno: A Song Book of Folk and Pop Music. Costa 1800 lire, è elegantissimo, senza una parola di italiano. Ci sono tutti i miti che il Vietnam non ha scalfito, anche Jesse James e uno stupendo John Brown che sale al patibolo in un'incisione dell'epoca. E c'è una musicassetta con le musiche di accompagnamento: i ragazzi cantino.”

Un altro articolo a firma Teresa Buongiorno apparve sul “Radiocorriere TV” del maggio-giungo 1977. Nell’articolo si leggeva: "...Ed ora passiamo alle canzoni.

L'editore Zanichelli presenta un volume di Mario Papa e Giuliano Iantorno, tutto in inglese, a cominciare dal titolo: A Song-Book of Folk and Pop Music (Il libro delle canzoni popolari), destinato ai ragazzi delle medie, quelli che devono fare i conti con l'apprendimento di una seconda lingua. Perché rendere questa materia noiosa quando si può fare leva sull'interesse spiccato dei ragazzi per un certe tipo di musica? Il libro, nato con questo intento, offre un buon numero di canzoni popolari britanniche ed americane, da quelle marinare a quelle western, dai canti di protesta a quelli natalizi, fino alle canzoncine per bambini. In più il volume è studiato proprio in funzione dell'apprendimento e quindi commmisurato alle esigenze scolastiche, e si correda di due cassette per l'ascolto..."

Nel numero di settembre 1977 del LEND, in una recensione del nostro libro scritta da Sirio Di Giuliomaria, si leggeva:

“Mario Papa, Giuliano Iantorno: A Song- book of Folk and Pop Music - British and American Culture through famous tunes, Zanichelli 1977, L. 1.800 + due cassette L. 11.000.

Gli insegnanti di lingue straniere sono perfettamente coscienti del fatto che la motivazione costituisce uno degli elementi più importanti dell'apprendimento. Dato però il fatto che, specialmente nella scuola media ed in certe situazioni (zone di sottosviluppo, ad esempio), gli allievi non sempre sono coscienti delle aperture culturali che offre la conoscenza di una lingua straniera, è utile cercare di puntare sulla creazione di una motivazione intrinseca, su elementi motivazionali, cioè, che fanno leva sulla possibilità' di rendere leggera, ed anche piacevole, la lezione.

Per questa ragione ci serviamo spesso di tecniche come il gioco didattico e la introduzione di canzoni, Queste ultime vengono spesso introdotte non a caso, ma in relazione agli elementi linguistici o contenutistici di una particolare unità didattica.

Papa e Iantorno hanno rovesciato questo ordine con il loro libro: le canzoni aprono il discorso sui contenuti e non lo seguono. Il loro libro, infitti, presenta una serie di canzoni che hanno determinate caratteristiche (sono piacevoli, orecchiabili e, inoltre, rappresentative di tendenze ed espressioni musicali, culturali e sociali); le canzoni sono seguite da letture su argomenti legati alla tematica o sfondo culturale delle canzoni.

I due autori non si limitano, però, a presentare questo aspetto, ma tentano - agli insegnanti giudicare con quanto successo - lo sfruttamento dei testi come mezzo per rafforzare e consolidare i risultati ottenuti con il libro di testo. Le canzoni, vengono quindi classificate anche da questo punto di vista.

La registrazione delle canzoni, contenuta in due cassette, contiene - iniziativa che ci risulta nuova e particolarmente utile - anche una parte con il solo accompagnamento, in modo che gli allievi possano cantare le canzoni stesse guidati dall'accompagnamento.

La ottenuta autonomia amministrativa delle scuole consente agli insegnanti di far pressione, con maggiore successo, perché la biblioteca di istituto o di classe possa essere arricchita di utili sussidi didattici. A Songbook of Folk and Pop Music può trovare una utile collocazione nelle biblioteche della scuola, laddove non si ritenga opportuno averlo in classe come testo adottato."

Altra recensione di Antonio Amato sul numero di “Rivista Italiana di Linguistica Applicata” del 1977 diceva:

” M.PAPA, G.IANTORNO, A Songbook of Folk and Pop Music. British and American Culture through Famous Tunes, Zanichelli , Bologna, 1977, con corredo di due cassette C90.

L’elegante album preparato dalla Zanichelli con l’ormai tradizionale accuratezza tipografica propone agli insegnanti di lingua inglese una serie di attività esercitattive sofisticate: l’utilizzazione in chiave didattica di canti e canzoni tradizionali e popolari.

Le composizioni musicali proposte vanno dalle canzoni popolari irlandesi (non si capisce perché gli Autori partano dall’Irlanda) ai Christmas songs, passando attraverso Children’s Songs, Sea Shanties, Drinking Songs, Scottish Songs, American Songs, Protest Songs, Far West Songs, Gospel and Spiritual Songs and Jazz. Oltre ai testi, alle musiche di trentatre canzoni, il libro contiene note su difficoltà lessicali, note di cultura, un indice strutturale, suggerimenti per l’insegnante, una serie di esercizi e numerose ilustrazioni.

L’opera vuole permettere agli insegnanti, ai quali sono dedicate le ricche note, di sfruttare i canti su due piani: culturale e linguistico. Si tratta di una duplice operazione che presuppone in teoria una progressione di difficoltà linguistiche che in pratica non è possibile realizzare soprattutto quando si tiene conto del fatto che gli Autori non rinunciano ad una classificazione tematica. In realtà ad un attento esame si ha l’impressione che l’opera sia stata creata a posteriori sfruttando una raccolta di canti disponibile e non già raccogliendo i canti in vista di un raggiungimento di obiettivi ben definiti.

Le note esplicative sono chiare e altrettanto chiare, nonché esaurienti, sono le descrizioni dei vari tipi di canti. Se l’insegnante rinuncia ad una utilizzazione in chiave strutturale, visto che la lingua poetica ed arcaica è di difficile reimpiego, allora ecco uno strumento di lavoro che procede episodicamente e con riferimento a contenuti culturali propri dell’iter didattico seguito dall’insegnante. Il volumetto potrà essere utile perché risponde a tre tipi di sollecitazioni: musicale, culturale e visiva.”

Su “Scuola” del marzo 1978, nella rubrica Bibliteca, si poteva leggere:

“M.PAPA, G.IANTORNO, A Songbook of Folk and Pop Music. British and American Culture through Famous Tunes, pagg. 88 L.1.800, Ed. Zanichelli

E’ un testo che si presenta con caratteristiche di assoluta novità nel settore dell’insegnamento medio e superiore: offre lo spunto per piacevoli e stimolanti esercitazioni linguistiche e potrebbe essere affiancato a testi che trattano la civiltà del mondo anglosassone in modo più tradizionale.

Il libro contiene i testi e le musiche di 33 canzoni, note di cultura, note su difficoltà lessicali, informazioni sul vari generi di canzoni popolari, brani di lettura, un indice strutturale, una serie di esericzi e numerose illustrazioni.”

Un anno dopo, il 3 aprile 1978, in occasione dell’anniversario dell’assassinio di Martin Luther King, il capo del movimento antirazzista, uscì su “Repubblica” un articolo a cura di Rodolfo Brancoli accompagnato da una bella foto di Martin Luther King presa da A Song-Book of Folk and Pop Music.

Durante un soggiorno a Ealing nel 1978, presso l’Ealing Technical College di Londra, chiesi alla casa editrice inglese Longman di poter vedere Tim Hunt, dirigente di quell’azienda, che avevo conosciuto in Italia nel 1973 in occasione di un convegno del LEND a Roma, in un bell’edificio di Largo Argentina. Nel febbraio di quell’anno, 1977, era stato appena pubblicato A Song-Book of Folk and Pop Music e la Zanichelli aveva scritto alla Longman, con la quale pubblicava corsi in Italia, di questa nuova pubblicazione. Nulla però ne era venuto. Avevo deciso allora di presentare il nostro libro di persona. Quando fissammo l’appuntamento con Tim gli chiesi se aveva un registratore a cassetta, perché avevo qualcosa da fargli ascoltare. Ricordo che ci vedemmo a Bentinck Street. Tim aveva un piccolo registratore sulla scrivania. Gli descrissi il libro in tutti i dettagli, gli dissi quali erano gli scopi, le novità, gli feci ascoltare un paio di canzoni registrate seguite dalla base musicale e, alla fine della mia esposizione, ebbi l’impressione che Tim era stato favorevolmente colpito. Disse che ne avrebbe parlato in redazione e poi mi avrebbe fatto sapere. Dopo qualche mese, ero oramai in Italia, Tim mi scrisse che la Longman aveva apprezzato molto il nostro lavoro e stava valutando la possibilità di farne un’edizione internazionale.

Nel 1979 la Longman comprò i diritti di A Song-Book e ne fece un’edizione internazionale col titolo Famous British and American Songs and their cultural background.

In Longman English Teaching Services del 1979, dopo la pubblicazione dell’edizione internazionale del nostro libro, a pagina 3, per i livelli 3-6 (Intermediate to Advanced) si poteva leggere:

“Famous British and American Songs and their cultural background,

Mario Papa and Giuliano Iantorno

This collection of well-known songs has accompanying notes dealing with difficult vocabulary in the songs and relevant passages on many aspects of British and American culture. The passages can also be used as supplementary reading material or for stimulating classroom discussion. Suggestions for exploiting the songs are given in the introduction, and there is a structural index which lists the most important structures in the songs. The songs are recorded on cassette.” (Questa raccolta di canzoni molto famose è accompagnata da note esplicative sulle difficoltà lessicali presenti nelle canzoni, e da brani su diversi aspetti della cultura britannica e americana. I brani possono essere anche usati come materiale supplementare di lettura utili a stimolare discussioni in classe. Suggerimenti per uno sfruttamento didattico delle canzoni vengono fornite nella introduzione e, inoltre, c’è anche un indice con l’elenco delle più importanti strutture linguistiche presenti nelle canzoni. Le canzoni sono registrate su cassette.)

Famous British and American Songs and their cultural background è stato venduto, e oggi, nel 2004, mentre scrivo queste note, ancora si vende in molti paesi del mondo!

Il 29 settembre del 1998, Nick Dawson, un insegnante formatore della casa editrice Longman, mi inviò questo messaggio di posta elettronica dal titolo “Famous in Siberia”:

Dear Mario,

I have just returned from a teacher training tour in Russia which included

a visit to a teacher training institute in Yekaterinburg in the south of

Siberia. Amongst the books which they were using there was your book of

Famous British and American Songs. From the warmth of Salerno you may be

happy to know that Siberian teachers keep warm by singing your songs!

I see that you are doing a concert at TESOL so I will see you there if not

before.

Best wishes

Nick

Nick Dawson

Longman Italia

ndawson@tin.it

(Caro Mario,

sono appena ritornato da un giro di incontri con insegnanti in Russia. Il giro includeva una visita all’Istituto di formazione degli insegnanti di Yekaterinburg, nella Siberia meridionale. Tra i libri usati dagli insegnanti c’era il tuo “Famous British and American Songs”. Mentre ti godi il caldo clima di Salerno ti farà piacere sapere che degli insegnanti siberiani si riscaldano cantando le tue canzoni!

Ho appena saputo che terrai un concerto al TESOL, pertanto ci vedremo lì, se non prima.

Cordiali saluti.

Nick)

E pensare che io e Giuliano volevamo fare 1000 copie al ciclostile dai padri Saveriani!

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