Capitolo XVII

Gli anni 2000

 

Gli anni 2000 hanno visto diverse nostre iniziative. Con Giuliano abbiamo continuato a migliorare il corso Way Points.

 

Nel gennaio del 2000 Giuliano, io e Vanna Rossi andammo a Londra per l’ennesima registrazione di materiale didattico per Way Points 2000. Venne con noi, naturalmente a sue spese, il dottor Riccardo Barela, un mio caro amico, ex compagno di scuola, dirigente del Banco di Napoli, che aveva appena cominciato a godere dei benefici della pensione. Riccardo era già stato a Londra in passato ma mi diceva sempre che avrebbe avuto piacere di venire con me per poter visitare meglio la città. Una volta in pensione, quindi, decise di venire a Londra mentre lavoravo alle registrazioni.

 

“Mario, allora facciamo così. Tu e Giuliano partite domenica. Io vi raggiungo giovedì, così posso trascorrere il weekend con voi.”

“Va bene. Vuoi che ti prenoti una stanza nello stesso albergo dove siamo noi?”

“Certo. Ti ringrazio.”

 

Il giovedì Riccardo arrivò e il venerdì mattina venne con noi agli studi di registazione. Conobbe il regista, James Richardson, e diversi giovani attori.

“Caspita, vuie’ facite ‘stu poc’! Non immaginavo!”

“E che te crir’, accussì se fa ‘nu libro d’inglese?”

“Certo, che è un’esperienza bella e interessante.”

“Gli insegnanti di inglese dovrebbero venire a vedere cosa facciamo, per poter apprezzarci ancora di più!”

“E’ un bel lavoro. E quanto tempo ci vuole per registrare un libro?”

“Per registrare tutto il corso Way Points impieghiamo cinque giorni. Poi ci vogliono altri due giorni per registrare le canzoni e tre o quattro giorni per l’editing, cioè la preparazione vera e propria del nastro master.”

“Una decina di giorni, quindi.”

“Dieci giorni in sala di registrazione. Ma devi aggiungere diversi mesi di lavoro per preparare il Tapescript, cioè il testo di tutto quello che si deve registrare.”

“Over’?”

“Eh’, e due o tre anni per scrivere i testi!”

“Mamma d’o Carmine!”

“Bene. Allora Riccardo, questa mattina segui il giro che ti ho programmato. ci vediamo stasera. Domani, naturalmente sono libero, e ti porterò un po’ in giro con me.”

Giuliano: “Ricca’, tu vai cu’ Mario, riman’! Chill’ è ‘nu pazz’ sfrenato. Te fa cammenà pe’ ‘na ventina di chilometri.”

“Giulià, non preoccuparti, io sono un ottimo camminatore.”

“Io pure so’ un ottimo camminatore. Ma tu non hai idea di quello che ti fa fare Mario!”

“Non preoccuparti. Ci vediamo a cena. Buon lavoro e buona giornata.”

 

La mattina dopo, fatto colazione, Riccardo ed io partimmo per il nostro giro.

 

“Giulià, e tu non vieni con noi?”

“Cu’ vuie? E che, so’ scemo?”

“E comme ‘a fai difficile.”

“Riccà, che Dio te la mandi buona!”

“Maronn’, Giulià, e come sei pessimista! E che mai sarà Londra? Vuo dire che ci fermeremo ogni tanto.”

“No, tu a Mario, nun ‘o cunuscie. Chill’ t’accir’!”

“Statt’ bbuon’, Giulià.”

“Stateve buone.”

 

Riccardo e io ci incamminammo dall’Hotel Mornington in Lancaster Gate. Attraversammo Hyde Park, Green Park, St James’s Park, godendoci il sole, la tranquillità, gli scoiattoli che ti vengono tra i piedi, le papere, i cigni e tutto quanto i meravigliosi parchi inglesi generalmente offrono a quelli che vanno a visitarli. Già l’attraversamento di questi tre parchi prende molto tempo, considerando che si coprono circa quattro o cinque chilometri. Noi proseguimmo per Whitehall, Parliament Square con visita della Westminster Abbey e di Houses of Parliaments. Poi Victoria Tower Gardens, Lambeth Bridge e visita al Lambeth Palace, la residenza londinese dell’Arcivescovo di Canterbury. Poi lungo South Bank, vista di Westminster Bridge, Jubilee Gardens con London Eye, i teatri del South Bank, Royal festival Hall, Queen Elizabeth Hall, ecc. Qui Riccardo cominciava a dare chiari segni di stanchezza. pertanto ci fermammo in un bar a prendere un caffè e qualcosa da mangiare. Riccardo stramazzò su un sedile. Era al limite. Ma non mollava, né diceva alcunchè! Dopo una quarantina di minuti di riposo riprendemmo il nostro giro. Il cielo era un po’ nuvoloso. Ci dovemmo, quindi, affrettare perché in Inghilterra le giornate sono molto brevi in inverno. Proseguimmo lungo il South Bank, godendo della vista dei famosi ponti, del nuovo teatro “Globe”, e di tanti bei posti fino a Tower Hill, attraversando Tower Bridge. Visitammo St. Katherine’s Docks, una meravigliosa marina piena di imbarcazioni da diporto. A questo punto, Riccardo decise che era meglio tornare indietro con il bus o con la metropolitana, quindi rientrammo in albergo. Riccardo aveva visto in un giorno quello che molti visitatori, a volte e non sempre, riescono a vedere a Londra in tre o quattro giorni.

 

Ho già detto delle varie edizioni di Way Points che Giuliano ed io abbiamo curato, fino a Way Points 2000 Plus Yellow Edition, in tre volumi, arricchito da tre CD-ROM, uno per ogni volume e Way Points 2000 Plus Light Edition, siamo al 2004, quest’ultimo per far fronte alle ultime disposizioni ministeriali che, invece di potenziare lo studio dell’inglese lo riducono, nella scuola media, ovvero scuola primaria di primo grado, a un’ora e mezza alla settimana!

 

Con Janet Shelly ho pubblicato nel 2000 Jump Rope, un corso per le scuole elementari edito dalla casa editrice De Agostini.

 

Nel dicembre del 2001 Guido Cataldo, musicista e direttore d’orchestra, mio amico e al quale ho già fatto cenno nei capitoli precedenti, mi parlò di un progetto che aveva in mente. L’insegnante di inglese della figlia, che allora frequentava la seconda media, gli aveva chiesto il favore di scrivere la musica per una rappresentazione teatrale di Cinderella. Guido, che è anche un appassionato di musical, aveva accettato di buon grado, mettendo in musica una riduzione teatrale della celebre favola. Gli studenti poi, guidati dall’insegnante di inglese e dall’insegnante di musica, avevano preparato il musical e lo avevano rappresentato a scuola, riscuotendo un bel successo. Guido, allora, aveva pensato di preparare una serie di questi musical sulla base di testi che altri avrebbero dovuto scrivere. L’idea mi sembrò interessante e ne parlai a Umberto Tasca, direttore edioriale della Zanichelli. Umberto si mostrò molto interessato ma mi chiese, preoccupato, se avevo intenzione di scrivere i testi dei musical. In quel periodo ero molto occupato a scrivere una nuova edizione di Way Points e a finire Spotlight on you, un corso per i biennio delle scuole superiori. Risposi che avevo pensato a Janet Shelly quale autrice dei testi. Io avrei potuto seguire tutto il lavoro come consulente. Umberto fu d’accordo e, insieme a Guido e a Janet, concordammo le caratteristiche della nuova opera.

 

Janet ridusse i temi di sei favole, storie e opere famose a testi adatti al genere musical di circa 15 minuti ciascuno. Furono scelte Cinderella, The Jungle Book (tratto dal romanzo di Rudyard Kipling), Snow White and the Seven Dwarfs, King Arthur and the Knights of the Round Table, The Taming of the Shrew (dalla famosa commedia di William Shakespeare) e A Christmas Carol (dal celebre “Racconto di Natale” di Charles Dickens).

 

Le riduzioni teatrali dei sei musical fatte da Janet Shelly erano legate, in termini di lessico e strutture, in gran parte al corso Way Points. Furono preparati due musical per ogni anno della scuola media.

 

Guido Cataldo scrisse le musiche dei sei musical. I due autori insieme curarono anche la scenografia e scrissero tutte le indicazioni da dare agli insegnanti per la realizzazione dei musical.

Questo nuovo e originale progetto didattico, dal titolo Sing and Act with Musicals, fu pubblicato nel marzo del 2003. I testi e le musiche erano state appositamente scritti per poter organizzare e mettere in scena uno spettacolo in lingua inglese. L’intento era ed è quello di esercitare la produzione orale e, allo stesso tempo, avvicinare gli studenti alla musica, ai testi letterari e alla drammatizzazione. La messa in scena di un musical si presta anche a un’attività di laboratorio e permette un lavoro interdisciplinare: oltre all’inglese, sono infatti coinvolte abilità musicali, artistiche, tecniche e di espressione corporea.

 

Sing and Act with Musicals consisteva di un testo cartaceo tutto in ligua inglese e 2 audio CD di circa 60 minuti ciascuno. I 2 audio CD contenevano la registrazione dei musical sempre seguiti dalla base musicale per un totale di circa 120 minuti di registrazione. Ho sempre ritenuto la base musicale fondamentale per consentire alle classi di poter preparare e poi recitare i musical.

 

Il volume conteneva i testi dei 6 musical, gli spartiti musicali, le varie sceneggiature e tutte le indicazioni utili agli insegnanti per la messa in scena a scuola. Quindi anche come preparare i costumi, le scene, ecc.

 

Seguii tutto il lavoro, fornendo ove richiesto da Janet e Guido, consigli e suggerimenti soprattutto di tipo didattico o metodologico. L’opera rappresentò un’assoluta novità per l’editoria scolastica. Nel dicembre del 2002, sapendo che il Convegno Nazionale del British Council si sarebbe tenuto ad Acireale nel marzo del 2003, chiesi al dottor Prospero Castiglione, direttore della filiale Zanichelli di Catania, di contattare qualche insegnante di inglese della zona per organizzare la messa in scena di un musical durante il convegno. Dopo svariati tentativi, Castiglione contattò due insegnanti di inglese di una scuola media di Acireale, Leonarda Belfiore e Rosaria Raciti che, seppur con perplessità e una certa preoccupazione, accettarono la mia propposta. Inviammo loro i testi e le musiche di The Jungle Book chiedendo di provare a preparare un gruppo di ragazzi della loro scuola. Dissi loro che ci saremmo visti nel febbraio del 2003 per una prova generale. Ne parlai prima a Laura Lisci, addetto stampa della Zanichelli, che fu subito entusiasta del progetto, e poi a Tony Buckby, direttore del British Council di Roma, organizzatore del Convegno. Anche Tony disse che gli sembrava un’idea originale e diede il suo assenso. Insieme a Janet preparammo un intervento per il Convegno che avrebbe dovuto precedere l’esecuzione del musical vero e proprio. Il tema da noi scelto fu Improving oral skills through acting and singing. Verso la metà di febbraio 2003, io, Janet, Guido e Laura andammo ad Acireale per incontrare le insegnanti e gli alunni, assistere alla prova generale e fornire qualche suggerimento. La prova venne fatta nell’auditorio dell’albergo La Perla Ionica, dove si sarebbe tenuto il Convegno, e andò benissimo. Circa 50 studenti partecipavano al musical e tutti erano veramente bravi. Laura Lisci organizzò tutto perfettamente, chiamando un cameraman per riprendere tutto il musical, un addetto alle luci, e organizzando anche un rinfresco per tutti gli studenti partecipanti.

Quando il 15 marzo 2003 Janet ed io iniziammo la nostra conferenza in inglese eravamo molto emozionati. L’auditorio era pieno in ogni ordine di posti e, dopo circa 20 minuti, introducemmo i ragazzi della Scuola Media Statale “Galileo Galilei” di Acireale. La musica iniziò e i ragazzi, in costumi bellissimi che le loro famiglie avevano preparato, cominciarono la rappresentazione del musical The Jungle Book. Furono 20 minuti di applausi scroscianti per gli studenti e di commozione da parte nostra. Era uno di quei momenti didattici dove tutte le dimensioni della personalità degli studenti venivano messi in risalto. Non si trattava solo di dimostrare da parte loro che avevano imparato benissimo tutta una serie di dialoghi in inglese, ma mostravano cosa si può fare in termini educativi quando tutto il collegio degli insegnanti lavora e si impegna in un progetto in cui crede. Avevano, infatti collaborato con entusiasmo, non solo le due colleghe Belfiore e Raciti, ma anche il preside, Antonino Pulvirenti, l’insegnante di musica, Salvatore Leotta, gli insegnanti di educazione artistica, Orazio Leone e Sara Scalia Parlato e l’insegnante di educazione tecnica, Tino Bevilacqua.

 

Nel 2004, sempre con Janet Shelly, abbiamo finalmete pubblicato un nuovo corso per il biennio, Spotlight on you!, contenente diverse innovazioni rispetto ad altri corsi di inglese per il biennio scritti da noi nel passato.

Questo corso era nato nel 2000, quando il dottor Enriques e il direttore editoriale, l’architetto Umberto Tasca, ci avevano chiesto di pensare ad un corso completamente nuovo per il biennio delle scuole superiori.

 

“Janet, che dici, scriviamo un corso veramente nuovo e innovativo?”

“E facciamolo.”

“Da dove cominciamo?”

“Non so, si potrebbe cominciare dal syllabus, cioè dal progetto generale dell’opera.”

“E che ‘nce mettimm’ int’u progetto?”

Anche con Janet, a volte, mi diverto a parlare in dialetto napoletano. Se l’uso del dialetto non è troppo stretto, Janet capisce benissimo.

“E che ‘nce mettimmo? Vediamo!”

“Potremmo cominciare dallo studiarci i syllabus degli enti certificatori, tipo il Cambridge e il Trinity, così vediamo cosa richiedono loro per i livelli 5 e 6 del Common European Framework (Quadro comune europeo).”

“Mi sembra una buona idea.”

“Janet, una cosa che ho in mente da tempo è questa: non ritengo più valido didatticamente iniziare il corso sempre dal livello 0. Non è possibile.”

“Sono d’accordo. Oggi tutti gli studenti affrontano lo studio dell’inglese alla scuola elementare, poi di nuovo alla scuola media. Qualcosa sapranno quando si iscrivono alle superiori!”

“E poi è così noioso partire sempre dalle stesse cose: What’s your name? Where are you from? What colour is your shirt? ecc.”

“Si, è vero. Gli studenti si annoiano e si demotivano.”

“E un’altra cosa: dobbiamo scrivere storie diverse per i due anni di studio con personaggi diversi.”

“E dobbiamo insistere sui love affairs, storie d’amore tipiche dei teenagers.”

“Dobbiamo fare attenzione alla lingua parlata. Lingua fresca, attuale, quella che usano i giovani oggi.”

“Si, e introdurre anche i vocaboli e i modi di dire che non si trovano ancora nei corsi di lingua inglese. Remote, ad esempi, cioè il “telecomando”, o mobile, il cellulare, o cool col significato di “bello”, “affascinante”.

“Come vedi, le idee vengono. Mettiamoci al lavoro.”

 

Dopo quattro anni di lavoro molto impegnativo il corso è stato finalmente pubblicato nel marzo del 2004 in tre volumi: un Book 0, chiamato Language Recall, per i principianti assoluti e/o per quegli studenti che avrebbero avuto bisogno di un breve corso di recupero, il Book 1 e il Book 2 che costituivano il vero e proprio corso di lingua inglese per il biennio. Ogni volume è accompagnato da un workbook e da due audio CD per consentire uno studio autonomo a casa.

 

Un grande aiuto ci è stato dato dalla redattrice, dottoressa Serena Matassoni e, nel finale, soprattutto nella correzione delle bozze, dalla giovane redattrice Isabella Araldi. I momenti difficili sono stati molti, ma con l’aiuto di queste due validissime redattrici, li abbiamo superati. Grosse difficoltà, ad esempio, le abbiamo avute nel trattare con Peter Lake, un bravissimo e carissimo –nel senso di costoso - fotografo che io e Serena avevamo conosciuto a Londra. Peter pretese la descrizione particolareggiata di tutte le fotografie che avrebbe dovuto fare. Su questo punto, ad esempio, Serena è stata fondamentale, perché ha integrato e arricchito le descrizioni fatte da me e da Janet andando incontro ai desideri di Peter. Io e Janet non avremmo mai potuto redigere una descrizione così dettagliata perché eravamo impegnatissimi su altri fronti relativi al corso. Poi nell’estate del 2003 andai in Inghilterra per quindici giorni a seguire il lavoro di Peter Lake e, credo, la mia presenza e i miei suggerimenti furono fondamentali per la scelta dei posti e delle inquadrature, molto più di qualsiasi descrizione dettagliata fatta per iscritto.

 

Altro aspetto importante furono le registrazioni di tutti i dialoghi e delle attività di ascolto che, numerosissime, sono presenti nel corso. Prima di effettuare la registrazione, e questo è valido per tutti i corsi che abbiamo scritto, bisogna preparare la sceneggiatura di tutto il materiale da registrare. Quindi non solo i dialoghi e le altre attività di ascolto, ma anche la descrizione dettagliata dei posti dove si svolgono i dialoghi, i rumori di fondo – ad esempio un bus che si ferma, un telefono che squilla, una moto che passa, un bimbo che piange, una porta che si apre, e mille altri ancora – gli accenti che preferiamo, ecc., in modo che il regista e/o il produttore, James Richardson, abbia la possibilità di preparare in anticipo e nei minimi dettagli la fase della registrazione vera e propria che si effettua poi a Londra con attori professionisti. Nel nostro caso mio cugino Gennaro Carbone ha anche preparato le basi musicali delle canzoni che sarebbero poi state registrate in Inghilterra da cantanti professionisti. Nel gennaio del 2004 Janet, Serena ed io siamo andati a Londra per assistere alla registrazione. La presenza di almeno uno degli autori è fondamentale per risolvere i numerosi problemi che inevitabilmente vengono a galla, perché in fase di preparazione è impossibile prevedere tutto. Poi ci raggiunse anche Gennaro per seguire la registrazione delle canzoni.

 

Spotlight on you offre agli studenti, nei sei audio CD in dotazione, materiale di ascolto vario, numeroso e motivante. Si pensi che i CD audio contengono tutti i dialoghi iniziali delle unità didattiche registrati in versione normale e poi spaziata per consentire agli studenti di ripetere le battute una ad una, tutte le attività di comprensione orale, i dialoghi dei film, gli esercizi di pronuncia, diverse poesie, e le canzoni in versione cantata e in versione con sola base musicale per consentire agli studenti, una volta imparata la canzone, di cantarla simulando l’esecuzione di cantanti professionisti.

 

Ma credo che l’innovazione più importante è stata senza dubbio l’introduzione in ogni unità didattica di una scena tratta da un film di grande successo. Abbiamo inserito scene da 48 film diversi e Alessandra Ferraiolo, bravissima collega di inglese, ha scelto per noi i film tenendo conto delle strutture linguistiche e dell’argomento sui quali era incentrata ogni unità didattica. I dialoghi tratti dai film consentono di approfondire le funzioni comunicative apprese ed espongono gli studenti alla lingua autentica in modo sistematico. Le attività, fortemente mirate a sviluppare competenze e abilità linguistiche integrate, permettono agli studenti di prepararsi anche a sostenere gli esami di certificazioni riconosciute a livello internazionale. Speriamo che anche Spotlight on you abbia un bel successo.

 

Ora avverto un po’ di stanchezza e ho voglia di riposare, magari facendo altre cose. Ho letto recentemente Ozio creativo del sociologo Domenico De Masi che mi ha fatto riflettere molto. Ho scoperto che “per gli antichi romani il termine otium non significava “dolce far niente”, bensì un periodo libero dagli impegni politici e civili nel quale era possibile aprirsi alla dimensione creativa.” Ecco, ora, ad esempio, sono occupato a terminare questa raccolta di note su episodi della mia vita che ricordo con piacere.

 

Qualche illusione, molta immaginazione e molta creatività, tantissimo impegno hanno segnato la mia avventura di insegnante e di autore. In queste pagine ho cercato di raccontare le sensazioni, gli studi, le avventure, le esperienze di anni in cui ho svolto, con Giuliano Iantorno, Janet Shelly ed altri amici, una continua ricerca per un insegnamento più soddisfacente e concreto possibile, sempre divertendomi, magari stancandomi da morire, ma mai annoiandomi.

 

Tutto quello che ne è venuto è stato straordinario. Certamente la fantasia, l’immaginazione, la creatività e l’impegno, a volte durissimo, hanno portato me, Giuliano e Janet a raggiungere traguardi che mai avremmo pensato possibili.

 

Queste pagine sono una carrellata di eventi che hanno segnato la mia vita, e che ho voluto ricordare per mia moglie Paola, per le nostre figlie, Margherita e Roberta, per i miei carissimi amici Giuliano e Janet, per gli amici della Zanichelli, per tutti gli altri amici, per chi mi conosce, mi vuole bene e mi stima, e per tutti quelli che insegnano con amore, impegno e dedizione.

 

Grazie a tutti!

P:S:

 

Già, però, il nuovo direttore editoriale della Zanichelli, dottor Giuseppe Ferrari, ha invitato me e Giuliano a pensare ad un nuovo corso per la scuola media da pubblicare nel 2007. Chissà! Forse dal prossimo settembre, parafrasando De Masi, “ozierò creativamente” pensando con Giuliano a qualcosa di nuovo per la scuola media!