Capitolo XI

Communication Tasks

Il corso di Inglese per la Scuola Media

 

Alla fine degli anni ‘70 sia io sia Giuliano avevamo maturato oramai una notevole esperienza nel campo della metodologia e della didattica delle lingue straniere. Dal 1970, anno in cui avevo partecipato al famoso corso di aggiornamento di Anzio, mi ero dedicato con passione allo studio e alla lettura di testi, quasi tutti inglesi o americani, riguardanti la metodologia dell’insegnamento delle lingue straniere, la psicologia dell’apprendimento delle lingue, la sociolinguisica e la psicolinguistica. E Giuliano, appassionatosi a sua volta, aveva fatto lo stesso. Avevamo anche scritto, a due o a quattro mani, vari articoli su riviste specializzate.

Nel 1975 il Consiglio d’Europa aveva pubblicato i risultati di una ricerca fatta da vari studiosi europei per la formulazione di un “syllabus”, ovvero un programma di base comune per tutti gli studenti europei organizzato secondo le funzioni comunicative che gli studenti vogliono esprimere quando usano una lingua straniera, ad esempio: chiedere informazioni, dare indicazioni, descrivere persone ed eventi, ecc. La pubblicazione aveva il nome di Threshold Level, Livello Soglia, e forniva una serie di indicazioni sul lessico e sulle strutture grammaticali necessari per esprimere le funzioni comunicative più comuni. Il Threshold Level divenne il riferimento per molti autori, insegnanti e docenti di corsi di aggiornamento verso la fine degli anni ’70.

C’erano i presupposti per un nuovo corso di inglese che contenesse tutti gli studi e le esperienze maturate durante quegli anni. I testi che fino a quel punto avevamo pubblicato avevano incontrato il favore degli insegnanti e, soprattutto, degli studenti. In pratica ci sentivamo abbastanza pronti per qualcosa di importante.

E un giorno avemmo l’idea!

Pensammo di preparare il progetto per un nuovo corso della scuola media che avrebbe dovuto essere veramente innovativo e portare gli studenti ad un uso effettivo della lingua, seppur in situazioni semplici e familiari.

“Mario, che dici? ‘U vulesseme fa nuie ‘nu corso pa’ scola media?”

“Giulià, ce steve pensann’ ‘a ‘nu poco ‘e tiemp’ pur’io. Ma è ‘na cosa cumplicata.”

“Ma tu hai visto cosa c’è in giro? Ancora libri solo con regole di grammatica ed esercizi di traduzione. ‘Na cosa megli’ ‘a facimm’ sicuramente.”

“Certo che è ‘n’impegno notevole. Che dice, ‘a Zanichelli sarebbe interessata?”

“Io penso di si. Ad ogni modo, si ‘nun è interessata ‘a Zanichelli, te pare che nun truvamm’ ‘nato editore? Oramai ci conoscono tutti in Italia e penso che la magior parte degli addetti ai lavori sarebbe interessata.”

“Però se facimm’ ‘nu libro pa’ scola media, adda essere nuovo e fatto sulo ra nuie.”

“E certo. E chi adda fa, sinò?”

“Voglio dire, senza autori inglesi, o adattamenti di testi della Longman, come fa la Zanichelli.”

“E nuie ci’o dicimme a Enriques. Se accetta la proposta deve essere un libro solo Zanichelli e avere solo noi come autori.”

“Si, pecchè si faccimm’ ‘o sfuorz’, almeno nun facimm’ ‘a fine ‘e Communicating Strategies, arò aimm’ fatte chella fatica pe’ piglià l’uno per cento!”

“No, chest’adda essere la nostra Opus Maius.”

“E allora come facimm’? Prepariamo un progetto e poi ne parliamo a Federico Enriques?”

“Mi sembra una buona idea.”

“E allora, al lavoro, Giulià!”

Preparammo un progetto molto dettagliato e lo inviammo al dottor Enriques, direttore generale della Zanichelli, dicendogli anche della nostra volontà di produrre il corso da soli. Il dottore Enriques ci rispose subito dicendosi interessato alla proposta e d’accordo con noi nel produrre, dopo tanti anni di adattamenti di corsi pubblicati prima in Gran Bretagna, un corso Zanichelli. Ci disse anche che, per quanto riguardava tutti i punti contrattuali, ci saremmo incontrati dopo una quindicina di giorni a Napoli e ne avremmo discusso insieme. 

“Giulià, Federico ha accettato. Maronn’, mo veramente ci aimma impegnà.”

“Vedrai che faremo ‘na bella cosa.”

“Ne sono sicuro. Però, nun ci aimma fa fess’ nel contratto. Nuie simme ancora troppo inesperti a fa’ cuntratt ‘e libre.”

“E va bè, stiamo attenti.”

“Sient’, Giulià. Facimm’ ‘na cosa. Primm ‘e ì a Napoli all’appuntamento cu’ Federico tra quindici giorni, cercamm’ ‘e sturià tutti i punti contrattuali e prepariamoci a fare noi una serie di proposte.”

“Giusto. Accussì iamm’ preparat’ a fa l’esame!”

Spendemmo diversi giorni a discutere le varie possibilità. Innanzi tutto decidemmo di richiedere quanto di meglio ci fosse sul mercato in termini di grafica, disegni e fotografie. Poi avremmo richiesto di fare la registrazione dei dialoghi e di tutte le attività di ascolto presso uno studio specializzato a Londra per avere cassette all’altezza di quelle prodotte dalle grandi case editrici inglesi. Bisogna considerare che fino a quell’epoca le poche case editrici che cominciavano a produrre corsi con dialoghi registrati su cassetta, facevano le registrazioni in Italia. Il problema era che gli studi erano magari specializzati ma nel nostro paese era quasi impossibile trovare attori inglesi e americani di varie età e provenienze.

Ci preparammo poi a rispondere a tutta una serie di osservazioni che ci avrebbe potuto fare Enriques, soprattutto sulla parte economica. Preparai un foglio con tutti i punti più delicati e con le nostre proposte, per non dimenticare nulla. 

Ci incontrammo a Napoli, presso la sede della Zanichelli, allora in via Crispi, e l’incontro tra noi e Federico Enriques, che era accompagnato da Miro Dogliotti, il direttore editoriale, durò circa quattro ore. Ci furono momenti, abbiamo saputo poi in seguito da Dogliotti, in cui Federico stava quasi per abbandonare il progetto, visto le nostre richieste. Però, cedendo noi su alcuni punti e loro su altri, alla fine raggiungemmo un accordo soddisfacente per entrambe le parti. Mi fa piacere sottolineare un punto del contratto perché ebbe per noi ripercussioni positive nel futuro. Avendo ceduto, non ricordo più a cosa esattamente, mi venne improvvisamente un’idea. Un articolo del contratto modello prevede che, in caso di vendita del libro all’estero, i diritti d’autore vengano divisi al cinquanta per cento tra casa editrice e autori.

“Chiedo scusa, Federico, noi accettiamo le tue proposte sui diritti d’autore per quanto riguarda le vendite del corso in Italia. Nel caso di un adattamento del corso all’estero dovremmo rivedere l’articolo 20 del contratto.”

Federico: “Ma perché, speri di vendere il libro all’estero?”

Giuliano: (ridendo) “Mario, ma chi vuoi che prende il nostro libro, con tanti che ce ne sono in giro?”

“Nun ve preoccupate. In caso di vendite all’estero, invece del cinquanta per cento, io propongo il settantacinque per cento a noi e il venticinque per cento alla Zanichelli.”

Giuliano: (sempre ridendo) “Ma vendere i diritti all’estero è una cosa quasi impossibile.”

Federico: “La proposta di Mario, però, è accettabile.”

“Allora, se Giuliano pensa che sia impossibile si tiene il cinquanta per cento. A me date il settantacinque.”

Giuliano: “No, no. Che centra, il settantacinque per cento si dividerà tra gli autori, sempre che si verifichi quello che pensa Mario.” 

Il 13 dicembre del 1979 Giuliano ed io firmammo questo importante contratto e iniziammo a lavorare al piano dell’opera. Innanzi tutto preparammo la sequenza delle funzioni comunicative che volevamo introdurre. In base alle funzioni, decidemmo le strutture linguistiche da introdurre e la loro sequenza. Poi il lessico, i modi di dire, gli elementi culturali caratteristici delle popolazioni di lingua inglese, comprese le canzoni. Pensammo poi alla storia e ai personaggi. Decidemmo che uno dei personaggi doveva essere americano. Fino a quel momento, infatti tutti i corsi in circolazione presentavano lingua e cultura britanniche. Solo in pochi casi, ed in modo marginale, si faceva cenno ad elementi culturali relativi agli Stati Uniti. Giuliano ed io decidemmo di introdurre sistematicamente elementi della cultura e della lingua americana nel nostro corso. Il personaggio principale, Tim, era un ragazzo americano in visita dalla zia a Londra. Insieme scrivemmo tutti i dialoghi che avrebbero costituito l’inizio delle 45 unità didattiche. I dialoghi contenevano le funzioni comunicative, le strutture grammaticali e il lessico che avevamo deciso di introdurre in ogni singola unità. Poi ci dividemmo le unità. Ognuno ne preparava una serie, poi ci incontravamo per discutere, migliorare, integrare.

La redattrice, bravissima, fu per la prima volta Vanna Rossi, che in occasione del libro di canzoni, A Song-Book of Pop and Folk Music, aveva curato la ricerca iconografica. Alfredo Trombetti, invece era stato il redattore di A Song-Book e di Communicating Strategies.

Come grafico fu scelto Sergio Salaroli. Spesso ci vedevamo da lui a Roma a Viale Aventino. I disegni per le tavole iniziali di ogni unità didattica furono invece affidati a Giancarlo Montelli, un ottimo disegnatore molto impegnato in pubblicità e in annunci commerciali. Le registrazioni del materiale audio furono effettuate presso lo studio Griffiths Hansen Ltd. di Londra con la regia di David Brierley. 

Nell’aprile del 1982 Communication Tasks, un corso di lingua inglese per la scuola media fu pubblicato dalla Zanichelli. Il corso era composto dal seguente materiale:

- il libro di testo

- la guida per gli insegnanti (Teacher’s Guide)

- una serie di 4 cassette C 60 

Il libro di testo era diviso in 45 unità didattiche. Ogni unità comprendeva:

a) materiale per la fase di presentazione (dialoghi e illustrazioni)

b) materiale per le esercitazioni in classe (Tasks and language Activities)

c) materiale per le esercitazioni a casa (Language Work)

d) materiale di consultazione come il glossario e l’elenco dei verbi irregolari più comuni. 

La guida didattica conteneva una introduzione, la descrizione del corso, le procedure didattiche, le note alle varie unità didattiche, l’elenco delle funzioni comunicative e delle strutture linguistiche contenute nel corso e, infine, una serie di esercizi di revisione.

Communication Tasks fu subito accolto con favore dalla maggior parte degli insegnanti e con gli anni divenne il corso più usato in Italia. Fu un successo straordinario. Negli anni avemmo testimonianza di stima e di affetto sia da parte degli insegnanti e sia da parte degli studenti. Fu molto apprezzata quella che mi piace chiamare “pagina pedagogica”. Giuliano ed io insistemmo sia da primo momento col grafico affinchè disegnasse pagine che dovevano risultare di facile lettura per gli studenti. Pagine con spazi bianchi per non affaticare la vista, con caratteri chiari e facilmente leggibili e disegni colorati ma sobri. Soprattuto però, credo che per la prima volta venivano inseriti sistematicamente ed in numero rilevante le attività di pair work. Queste attività venivano costruite sul principio del divario di informazione (information gap) tra i due studenti consentendo agli stessi di rivolgersi domande e risposte come in una reale situazione di comunicazione. In questo tipo di attività, infatti, se sono costruite bene, lo studente che fa la domanda non conosce in anticipo la risposta. Oltre alla pratica orale della lingua inglese, aspetto sempre negletto in passato, queste attività portano vantaggi straordinari in altri campi, soprattutto quelli di natura psicologica. Consentono a tutti gli studenti di parlare tra di loro e non con l’insegnante, cosa non irrilevante perché in questo modo gli studenti non si sentono continuamente giudicati. Possono commettere errori e non essere continuamente ripresi. Possono provare ad articolare le frasi per esprimere quello che vogliono dire senza la presenza ingombrante dell’insegnante. Perfino i timidi sono invogliati a parlare. Soprattutto gli studenti sviluppano quella che gli inglesi chiamano self-confidence, cioè la fiducia in sé stessi, caratteristica fondamentale per esprimersi verbalmente in qualsiasi lingua. 

Un altro elemento fondamentale del favore incontrato da Communication Tasks fu la Guida didattica. Credo che la guida didattica del nostro corso e, in seguito, della maggior parte dei corsi di lingua inglese pubblicati nel nostro paese abbiano avuto un ruolo non indifferente nella preparazione didattica e metodologica degli insegnanti. Un problema, infatti, della professione dell’insegnante di qualsiasi disciplina è che all’università non si viene preparati a fare gli insegnanti. Materie come la pedagogia, la psicologia, la sociolinguistica, la psicolinguistica, la metodologia dell’insegnamento vengono sistematicamente ignorate nei piani di studio dei futuri insegnanti. Anche la maggior parte dei corsi di aggiornamento sono più incentrati sugli aspetti culturali e formali dell’insegnamento piuttosto che sulla metodologia e sulla didattica. Il risultato è che ogni insegnante non conoscendo altre metodologie ripropone l’unica che conosce: quella usata dai suoi insegnanti quando era studente. Il risultato è alle volte non troppo lusinghiero, soprattutto sul piano del rapporto con gli studenti. Diceva Dostojevski che educare è un problema maledetto. Infatti è una delle attività più difficli esistenti e purtoppo non si viene preparati sufficientemente a svolgere questo compito. A volta in noi insegnanti manca la capacità di ascoltare: il nostro maggiore impegno è quello di spiegare, monopolizzare il tempo parola. Diamo poco spazio ad ascoltare i nostri studenti, a parte la famosa interrogazione. E ancora non sappiamo aspettare. Vogliamo i risultati del nostro impegno subito, dimenticando che i nostri studenti non sono robot, hanno tempi diversi di assimilazione.

Oggi una buona guida didattica contiene in modo abbastanza dettagliato i principi su cui si fonda il corso e costituisce uno stimolo per gli insegnanti a cercare nuove strade e, comunque, migliorare il loro insegnamento.

Nel 1985 nel volume Personalità e valutazione nella scuola di A. Frintino e C. Venturi leggemmo che il grande successo di Communication Tasks era certamente dovuto al fatto che “…. Gli obiettivi proposti sono fondamentalmente cognitivi, ma esercitati richiamandosi all’affettività, alla socialità, alla psicomotorietà. Tutti i livelli della cognitività sono chiamati in causa.”

Una conseguenza alla pubblicazione di Communication Tasks, estremamente positiva per l’insegnamento della lingua inglese nel nostro paese, fu che tutta una serie di iniziative che noi avevamo prese furono in seguito adottate anche da altri autori e da altre case editrici. Ad esempio, quasi tutti cominciarono ad inserire personaggi americani, australiani e di altri paesi di lingua inglese, avendo così lo spunto per presentare altre varietà della lingua inglese e aspetti di altre culture. Un’altra novità assoluta che introducemmo fu la cassetta per gli studenti. Questa si rivelò molto importante perché consentiva agli studenti di esercitarsi all’ascolto dei dialoghi e di altro materiale audio anche a casa propria. Anche la tecnica di comunicazione chiamata pair work fino a quell’epoca era stata solo introdotta in alcuni libri inglesi specializzati per lo sviluppo delle abilità orali, ma mai in corsi di lingua inglese. Infine, l’uso dell’italiano per spiegare le regole di grammatica e per scrivere le istruzioni degli esercizi nei primi due anni della scuola media. Gli insegnanti che adoperavano i testi pubblicati dalle case editrici inglesi, sostenevano ed hanno sostenuto per anni, che il corso di lingua inglese doveva essere solo in lingua inglese. Oggi, nel 2004, non c’è un corso pubblicato in Italia dalle case editrici straniere che non contiene le istruzioni e le spiegazioni in italiano. Vengono chiamati insegnanti italiani per tradurre o adattare alla nostra scuola i testi inglesi. Questa è stata una nostra grande vittoria! Communication Tasks era stato scritto per la scuola italiana, tenendo conto delle caratteristiche dei nostri studenti, della nostra scuola, delle ora di lezione e, infine, del fatto che l’inglese nel nostro paese viene insegnato come lingua straniera e non come seconda lingua. Di questa importante differenza ne parleremo in seguito.

Dopo un anno dalla pubblicazione, molti insegnanti, sempre desiderosi di assegnare numerosi esercizi scritti agli studenti, ci chiesero di scrivere dei Workbooks, cioè dei quaderni di esercizi, come facevano la case editrici inglesi. Non ci fu verso a spiegare che Communication Tasks, a differenza dei testi pubblicati dalle case editrici inglesi, aveva già tutta una serie di esercizi nella rubrica Language Work. Data la forte richiesta, la casa editrice Zanichelli decise che questi Workbooks si dovevano fare. Poiché sia Giuliano sia io stesso eravamo stanchi ed impegnati in vari altri lavori decidemmo di affidare ad altri il compito di scrivere i workbooks. Mi ricordai che avevo fatto una visita a Padova, nella scuola di Luisa Zatti. Luisa faceva un sacco di altre attività che si inventava quotidianamente. Ne parlai alla Zanichelli, Luisa fu convocata a Bologna e, subito inizò a scrivere i tre workbooks. Il lavoro di Luisa Zatti ebbe un bel successo e, quindi, anche Luisa entrò a far parte, come autrice, della famiglia Zanichelli.

In altra circostanza un funzionario della Zanichelli di Pistoia, Giannotti, mi parlò della necessità di fornire anche gli studenti del materiale audio. Infatti, all’epoca, le cassette che producevamo con tutte le registrazioni relative al corso di inglese erano date solo agli insegnanti. Nacque allora l’idea della cassetta per gli studenti. Fummo i primi a produrla e la cassetta veniva venduta insieme ai workbooks. Fu un gran successo anche quello ed oggi non c’è corso di inglese che non preveda le cassette per gli studenti!